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Eventi | 10 marzo 2014, 09:55

Le tradizioni salentine affascinano i monegaschi

“Investiamo nel vostro futuro: Puglia, mille e una emozione”: questo il tema che ha visto collaborare insieme per promozionare la Puglia, i Comuni di: Aradeo, Nardò, Giurdignano, Oria, Castellana Grotte

Le tradizioni salentine affascinano i monegaschi

“Investiamo nel vostro futuro:  Puglia, mille e una emozione”: questo il tema che ha visto collaborare insieme per promozionare la Puglia, i Comuni di: Aradeo, Nardò, Giurdignano, Oria, Castellana Grotte. In primavera aumenta la voglia di festeggiare, dal Carnevale tipico di Aradeo, dove sacro e profano si intrecciano, alle spettacolarità della natura circostante, alle tavole di San Giuseppe del 19 marzo di Giurdignano che preparano alla Pasqua. I riti del Carnevale si perpetuano ogni anno in tutto il mondo,  come è il caso di Nizza, che quest’anno ha avuto per tema il “Il re della Gastronomia”, per mettere insieme antiche tradizioni, riti di purificazione e di propiziazione all'inizio del ciclo stagionale, ispirati al bisogno di rinnovamento, con l'espulsione dei mali accumulati durante il corso dell'anno, come le malattie e i peccati. Per il Carnevale salentino vari protagonisti sono scesi in campo per l’educational, organizzato da Carmen Mancarella, direttore della rivista “Spiagge” (www.mediterraneantourism.it), per conto della Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo e dell’ agenzia regionale del turismo,“Promozione Puglia”, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali europei.

E allora in attesa dell’estate, perché non vivere a pieno i week end lunghi di primavera, facendo base ad Aradeo! Facilmente si raggiungono i due mari del Salento, lo Jonio e l’Adriatico, oltre ad andare in giro alla scoperta del meglio della Puglia. Le origini della città sono tanto antiche quanto contraddittorie, si passò dalla dominazione greca, a quella romana. I saraceni, poi, distrussero numerosi casali nei pressi delle cittadine di Nardò e Galatina e furono proprio gli esuli che arrivati nel vicino territorio salentino, libero dagli invasori, eressero un altare e questa potrebbe essere l’origine del nome Aradeo dal termine latino “ara”; ma il nome potrebbe rifarsi anche all’abbondanza di acqua per un terreno fertile solcato da torrenti. Per il sindaco di Aradeo, Daniele Perulli la cittadina ha scelto di presentarsi come capofila per il Bando Ospitalità dei fondi europei, attivato dalla Regione Puglia per presentare nel suo aspetto migliore la cittadina in occasione del carnevale. «Intanto stiamo lavorando - ha detto il primo cittadino - anche per favorire i progetti culturali, rendere sempre più attraenti le stagioni teatrali nel nostro teatro comunale, intitolato a Domenico Modugno». È da 28 anni che tra il 2 e il 4 marzo si svolge la gran festa, momento di aggregazione e di pura allegria che fa rivivere a pieno la tradizione carnevalesca voluta da un gruppo di amici, riuniti poi in Associazione, che decisero di unire i “festini privati” al fine di poter interessare l’intera cittadinanza. L’associazione oggi porta il nome del primo presidente, Oscar Tramacere, che decise trent’anni fa di dar vita ad una sfilata di tantissimi “masci”, le maschere carnevalesche, che dovevano percorrere le vie del paese, su carri allegorici, realizzati con carta, cartone, colla, fil di ferro, colori e tanta tanta fantasia. L’Associazione, presieduta da Ettore Greco, coadiuvato dalla vicepresidente Maria Rosaria Bruno, può contare su 15.000 partecipanti.  C’è anche, come si conviene, una mascotte del Carnevale che è lo Shacudhruzzi, un folletto dispettoso della famiglia dei Lauri, che dà il via alla sfilata, lanciandosi da un edificio del centro storico, in uno spettacolare “volo dell’angelo”. Ad avere il privilegio di questo tuffo beneaugurante è stata quest’anno la giornalista milanese, Martina Fragale. L’ospitalità è di casa nell’ Agriturismo Tenuta Mezzana (www.tenutamezzana.it) di Cutrufiano, a pochi passi da Aradeo, dove tutta la giovane famiglia è impegnata, da Maria Casto, che si occupa della tenuta e della migliore accoglienza degli ospiti, al marito l’agronomo Giacomo Stifani, che ha deciso di ristrutturare una sua vecchia abitazione rurale, circondata da uliveti e viti, tra due canali. Annesso alle splendide stanze, dove una cosa sola è bandita: la televisione, è il ristorante a chilometro Zero, che si avvale della competenza dello chef Claudio Amato che, ispirandosi alla cucina mediterranea, prepara tante prelibatezze, dalle pittule di borragine, al maialino con le cicorie creste.

Intanto prima di scendere nel Salento una visita è d’obbligo alle Grotte di Castellana (www.grottedicastellana.it), in provincia di Bari, che regalano un crescendo di emozioni. In un tempo che percepiamo quasi infinito, la natura ha generato scenari di inimmaginabile bellezza. Sono opere uniche, modellate dalla forza dell’acqua e celate nelle grotte. Stalattiti, stalagmiti, concrezioni dalle forme più insolite e dalle suggestive sfumature di colore, si alternano e, ancora oggi, continuano a nutrire tanto splendore. I dati parlano chiaro: settantasei anni sono passati dalla scoperta delle Grotte, che risalgono a 90 milioni di anni fa, mentre tre chilometri è il percorso sotterraneo. Vivere le Grotte di Castellana significa immergersi in una esperienza capace di coinvolgere ogni senso, significa ritrovare profonde emozioni legate a memorie ancestrali, significa riscoprire l’essenza della bellezza, incontaminata e pura. Oggi, le Grotte di Castellana, offrono la possibilità di assistere a concerti, eventi culturali, performance teatrali sapientemente scelti per amalgamare la spettacolare unicità di un luogo senza tempo alla creatività dell’uomo. A scoprirle fu Franco Anelli oggi ad accompagnare i turisti  sono gli speleologi del Gruppo Puglia Grotte, che, come da tradizione, il 23 gennaio scendono nella caverna della Grave, calandosi dall’alto come un tempo dall’ ingoiatoio di 70 metri, chiamato anche “bocca dell’inferno”. Gli ambienti si succedono poi uno dopo l’altro, prendendo i nomi che furono dati dai primi esploratori: la Lupa, i Monumenti, la Civetta, la Madonnina, l’Altare, il Precipizio, il Corridoio del deserto, la Colonna rovesciata, il Corridoio Rosso, la Cupola. Si arriva poi all’ultima e più bella caverna del sistema sotterraneo, la Grotta Bianca, scoperta da Vito Matarrese, che più che speleologo era spinto a recuperare il busto in bronzo del sindaco di Putignano, scaraventato lì da una squadra di fascisti. La grotta, definita bianca per la ricchezza e il biancore dell’alabastro, è la più splendente del mondo con le stalattiti, stalagmiti ed i  preziosi cristalli  dai colori più suggestivi. È previsto anche un percorso attrezzato per i disabili che ha fatto sì che Castellana, con il suo sindaco Francesco Tricase, fosse premiata come destinazione italiana di eccellenza per il Progetto Eden 2013 per il turismo accessibile. La società Castellana Grotte, presieduta da Domi Ciliberti, gestisce le grotte, che sono visitate in media da 15 milioni di persone.

 Dal romanico al barocco, il tour ha portato poi a Nardò, città d’arte della provincia di Lecce. Qui è un vero trionfo della tipica pietra leccese, scolpita dai maestri scalpellini. Un esempio sono le chiese che impreziosiscono il centro storico. Dall’ariosa piazza Salandra, dominata dalla colonna dell’Immacolata, che ricorda quella di Piazza del Gesù a Napoli, si dipanano le vie del centro storico. Ma Nardò è da visitare anche per i panorami mozzafiato di Portoselvaggio, un parco regionale affacciato sul mare, a soli sei chilometri dalla città. «È anche città dell’accoglienza - ha ricordato l’assessore al turismo di Nardò, Maurizio Leuzzi - per la qual cosa è stata insignita della medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica Ciampi per aver accolto più di 800mila ebrei, che erano stati liberati dai campi di concentramento dalle Forze Alleate e che vennero in quel tempo ospitati nelle case prima di raggiungere Israele. Le tradizioni gastronomiche sono un punto di forza nel Salento. Tra il 18 e il 19 marzo gli abitanti di Giurdignano, terra di antiche dimore e di incantevoli borghi, sito a soli cinque chilometri da Otranto allestiscono nelle proprie case le Tavole di San Giuseppe. Si tratta di grandi mense, ricoperte con tovaglie ricamate dove spiccano pani a forma di ruota e ben tredici pietanze: il pesce, simbolo del miracolo della moltiplicazione; i ciceri e tria, pasta fatta in casa metà bollita e metà fritta con i ceci, che indica l’arrivo della Primavera; le ncartiddhate, dolci fritti a forma di rosa e conditi con il miele, che ricordano le fasce di Gesù bambino. Il devoto che prepara le Tavole, invita parenti o amici per interpretare i Santi: la Sacra Famiglia se la Tavola è imbandita per tre; la Sacra Famiglia e i suoi parenti e amici se la Tavola è allestita per 13. «Questa tradizione - hanno spiegato il sindaco Monica Gravante e il vicesindaco, Gabriella Vilei - è molto sentita nel Salento. Infatti le Tavole di San Giuseppe sono nate a Giurdignano e si sono poi diffuse in altri paesi come Minervino e Uggiano ». Anche qui il territorio circostante è ricco di storia e si può passeggiare nel giardino dei megaliti più grande d’Europa, dove si possono vedere ben 23 menhir (pietre stiliformi) e 28 dolmen (tombe o forse altari) che risalgono a 16mila anni fa. Anche Oria, in provincia di Brindisi, con il suo quartiere ebraico  ed il castello di Federico II val bene una visita.  Infatti questo borgo medioevale, che vi affascinerà per le sue viuzze arrampicate sulla rocca dove sorge il maestoso castello federiciano, ha dato i natali a un medico farmacista così famoso che a lui è stato dedicato il modernissimo ospedale di Tel Aviv, Donnolo. Gli ebrei arrivarono a Oria con la diaspora nel 70 e vi rimasero fino al 1300. Federico II scelse la città per attendere la sua sposa, Jolanda di Brienne, in viaggio dall’Oriente. I due si unirono in matrimonio nel 1225 nel Duomo di Brindisi, poco distante da Oria. Ma, naturalmente prima delle nozze, (che peraltro aveva già contratto per procura) l’imperatore si dava a feste di addio al celibato, cacciava nella foresta oritana e soprattutto rese il castello di Oria la sua degna dimora, ampliandolo e rendendolo quanto mai sfarzoso. Il castello dominava e domina ancora oggi i Due Mari essendo costruito su uno dei tre colli di Oria. Per ingannare il tempo l’imperatore indisse anche il Torneamento dei Rioni, che gli abitanti di Oria festeggiano ancora oggi il secondo week end di agosto con uno spettacolare  corteo storico e il Palio in abiti medioevali che ricordano l’arrivo di Federico II. Il castello, di proprietà privata è visitabile grazie agli alunni dell’Istituto per il turismo della città ed ai volontari dell’associazione Legambiente (iter.oria@libero.it). Oria è anche una città dalla profonda spiritualità. Nella Settimana Santa la Statua di Cristo Morto, custodita nella chiesa delle suore benedettine, viene portata in spalla dagli iscritti all’Arciconfraternita della Morte vestiti di nero, in una breve ma intensa processione che termina con l’ingresso di Gesù nella Cattedrale, poco distante. Il rito si ripete tutti i giovedì di marzo fino al Giovedì Santo. La domenica delle Palme i volontari del Gruppo di promozione umana portano in scena la Passione vivente.

 

harry di prisco

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