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In Breve

| 16 maggio 2016, 16:20

Costa Azzurra, un sogno che non deve svanire, il racconto del lettore Pierluigi Casalino

"Prima che il 1861 segnasse la divisione in due parti del tratto di costa che va da Hyères ad Alassio, la Riviera ligure si spingeva fino al Var o poco oltre, configurandosi come un leggiadro paradiso ambito da teste coronate e da intellettuali e stravaganti viaggiatori di ogni tipo..."

Costa Azzurra, un sogno che non deve svanire, il racconto del lettore Pierluigi Casalino

"Prima che il 1861 segnasse la divisione in due parti del tratto di costa che va da Hyères ad Alassio, la Riviera ligure si spingeva, sotto l'amministrazione sabauda, fino al Var o poco oltre, configurandosi come un leggiadro paradiso ambito da teste coronate e da intellettuali e stravaganti viaggiatori di ogni tipo. L'intero litorale era stato, però, a lungo solo una costa qualunque da cui imbarcarsi o dove sbarcare, o ancora dove transitare per i traffici commerciali. Napoleone scelse questi luoghi (Golfe-Juan) per porre piede di nuovo in Francia, nel 1815. Poi fu l'inverno la stagione in cui quel tratto di costa, in parte ancora piemontese e in parte già francese, venne esplorato e goduto. Ci vollero tuttavia, molti anni prima che nel 1887, un ricco letterato, Stephen Liégerard, battezzasse 'questa spiaggia bagnata dai raggi del sole Costa Azzurra'. Fu l'inizio di un continuo proliferare di costruzioni dagli stili diversi. dimenticando il suo passato eremitico ed elitario, per trasformarsi in un vasto parco di divertimenti per attrarre un turismo danaroso e mondano, il cui simbolo più prestigioso fu il gigantesco Hotel Negresco di Nizza.

E così quella striscia benedetta da un clima singolarmente favorevole si proponeva all'universo come, per dirla conle parole di Maupassant, 'quel giardino incomparabile che inizia a Hyères e termina a Mentone'. Jean Lorrain, nel 1902, disse che in Costa Azzurra (ma non molto diversamente avveniva nello scampolo italiano di quell'unica realtà rivierasca): 'Tutti i pazzi e le isteriche del mondo si danno appuntamento qui'. E Cocteau ribadiva che 'La Costa è la serra in cui spuntano le radici. Parigi è il negozio in cui i vendono i fiori'. Meta di svago per vecchi e nuovi ricchi, tra scandalose relazioni e tradimenti, libertinaggio ed audaci sfideanti conformiste, la Costa Azzurra diventava un microcosmo in cui le bellezze naturali venivano imbrigliate in parchi privati (un po' diversamente da quello che avveniva oltre frontiera) in cui annegare nella intensa brevità dei soggiorni. Anche chi rifiutava quell'incanto lo faceva per non lasciarsi vincere da esso o per ritagliarsi un angolo segreto e impermeabile per comporre qualcosa di nuovo.

Da Cannes a Mentone fu tutto un fremito di sensazioni e di impressioni di fama mondiale e anche quando nel 1929 la crisi costrinse gli americani a vendere le loro ville, altri frequentatori subentrarono, come artisti dai nomi diventati celebri come Picasso o protagonisti in fuga da tragedie lontane, come i russi che lasciavano alle spalle il regime bolscevico, o gli ebrei che si allontanavano dalle persecuzioni naziste. Eppure neanche la tetra minaccia della Gestapo riuscì a scalfire quel fascino. Solo gente come Jean Giono preferiva la Provenza condannando quel luogo cortigiano dove 'si smercia l'azzurro come il tonno'. Nel dopo guerra vivace fu la vita dissipata e geniale di artisti ed attori e Simenon comprese che comunque qualcosa anche laggiù stava cambiando. Oggi non sappiamo se queste nostre immaginifiche contrade continueranno a conservare i loro miti, difronte al crescente rischio di vedere minacciata la voglia di vivere e la gaia speranza di tempi migliori.

Pierluigi Casalino".

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