BVA-Salesforce-Orange ha effettuato un sondaggio sulle intenzioni di voto commissionato dalla rete dei quotidiani regionali e ripreso da Nice Matin.
Il margine di vantaggio, nelle intenzioni di voto, del candidato centrista Emmanuel Macron appare ancora solido (59%).
Paga in ogni caso la campagna elettorale aggressiva che sta conducendo la candidata della destra radicale Marine Le Pen che sarebbe accreditata del 41% dei voti.
Si stringe, dunque, la forbice tra i due candidati: un sondaggio effettuato dal medesimo gruppo quando ancora non si era votato per il primo turno assegnava, in un eventuale scontro Macron – Le Pen, al primo tra il 62% e il 65% delle preferenze e alla seconda tra il 38% e il 35% dei voti.
Interessanti anche alcune analisi sulle intenzioni di voto che vedono la Le Pen assicurarsi il 66% del voto operaio, questo dopo alcune sue presenze in aziende a rischio chiusura nel Nord francese, mentre solo il 33% degli elettori le riconosce una capacità di ascolto dei bisogni più popolari.
Per quanto riguarda Macron, visto come giovane rampante dal 48% degli elettori, solo il 39% gli riconosce di avere la stoffa dell’uomo di stato.
Un voto, dunque, a colori contrastanti che non “trova” motivazioni omogenee nelle giustificazioni del voto, ma piuttosto elementi diversi che, sommati, formano l’elettorato dei due duellanti.
Per quanto riguarda i candidati sconfitti, Macron è in testa alle intenzioni di voto dei loro elettori .
Voterebbero per il candidato centrista il 71% degli elettori di Hamon, il 41% di Fillon (ancora un a volta oggetto della copertina del settimanale satirico Charlie Hebdo) e Mélenchon, mentre solo quelli di Dupont-Aignan voteranno al 46% la Le Pen.
Alta la determinazione, fra gli elettori di questi candidati usciti sconfitti, di non recarsi alle urne.
Un’altra delle incognite del secondo turno sarà proprio l’astensionismo.
A Nizza, intanto, infiamma la polemica tra i Républicains, mentre i vari raggruppamenti stanno preparando le candidature per le imminenti elezioni legislative che designeranno la nuova maggioranza parlamentare.
Il rischio ingovernabilità, questa volta, è dietro la porta, anche se la Francia ha una sua tradizione di “coabitazione” che pare, al momento, la soluzione più probabile.