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Nizza | 11 luglio 2017, 17:00

Gli splendori della Nizza sabauda raccontati dal lettore Pierluigi Casalino

Pierluigi Casalino racconta scrivendo a Sanremonews, nostro partner, le bellezze della città provenzale prima della sua ceduta dai Savoia a Napoleone III in cambio del suo aiuto nella Seconda Guerra d'Indipendenza in seno agli Accordi di Plombières (1858).

Cavour si incontrò con Napoleone III a Plombières il 20 Luglio 1858. ©Emaze

Cavour si incontrò con Napoleone III a Plombières il 20 Luglio 1858. ©Emaze

"In un recente articolo il quotidiano La Stampa ha ricordato il clima festivo della Torino sabauda dal secolo XVI al XVIII. Non da meno furono le atmosfere vissute nella capitale estiva dei Savoia (e dove il parlamento piemontese si riuniva nella bella stagione) quella Nizza (marittima), che fino al 1860 fu legata ai destini della Casa Regnante, per poi essere sacrificata sull'altare dell'Unità Nazionale, non senza rimpianti e polemiche soprattutto da parte di quei nizzardi che, come Giuseppe Garibaldi, si sentirono traditi e ridotti al ruolo di 'stranieri in patria'. 

Nizza fu certamente un fiore all'occhiello degli Stati Sabaudi che, al pari e forse più della Savoia, rappresentarono un gioiello unico nel suo genere da offrire al mondo come emblema prezioso della sua corona. Non guasta, quindi, ricordare quei momenti di storia che, a giusta ragione, sono da considerare anche momenti importanti della vicenda nazionale. Legata al comune destino di Italia e di Francia, Nizza, comune italiano già da prima del X secolo (all'epoca di Carlo Magno si chiamò Bellanda) e confermatosi tale nei secoli successivi si destreggiò tra le influenze di Aragona, Provenza, Pisa, Angioini (per questo fu unita al Regno di Napoli) e Genova per poi scegliere deliberatamente la protezione genovese, che si estendeva in tutta quella zona che prende il nome ora di Costa Azzurra. Ad Amedeo VIII di Savoia Nizza legò la propria sorte, tuttavia, nel XV secolo: sorte che seguì gli splendori e i successi della corte sabauda fino alla sua definitiva e dolente cessione alla Francia, che per secoli aveva aspirato ad annettersi questo estremo e felice angolo di Liguria Marittima, a cui tuttora appartiene nella suddivisione geografica naturale. 

Nizza visse forse il suo periodo migliore del suo percorso storico, proprio durante il dominio dei Savoia. E tracce della presenza di quella dinastia e delle relative istituzioni, restano ancora oggi, sotto l'amministrazione francese, come un vanto della secolare vicenda di una città e del suo contado. Una realtà, quella di Nizza, che, dopo le invasioni barbariche, era riuscita a risorgere dalle rovine, al contrario di Cimella, memore del suo glorioso passato romano e delle precedenti ascendenze celto-liguri, che in una certa fase la fece dipendere anche da Marsiglia nel quadro degli equilibri tra le tribù liguri. La Nizza sabauda confermò nei fatti e nelle sue conquiste economiche, sociali e culturali, la propria nobiltà di costumi e di popolo. Non è un caso che dalla metà del XVIII secolo Nizza era meta di visitatori dalla Francia, dalla Russia, dalla Polonia, e soprattutto dalla Gran Bretagna (Nizza era appunto chiamata Città Inglese), oltre che da altri paesi del Nord Europa, oltre centro di accoglienza di genti diverse, tutte alla ricerca del clima mite e delle continue attrattive che la città offriva dagli spettacoli ai giardini, al profumo dei suoi frutti e dei suoi fiori, tra ville e strade graziose, ed eleganti, affollate di collettività variegate. 

In quel contesto, lo spirito sabaudo, che a Torino si esaltava con le ricorrenti celebrazioni, si concedeva a Nizza una non meno suggestiva replica. Sempre nel famoso libro dedicato all'Italia descritta e dipinta del 1838, si racconta che i danni subiti dal porto nizzardo a causa dell'imperversare dei flutti marini, durante l'occupazione napoleonica, furono riparati prontamente al ritorno dei Savoia dopo il 1814-1815, creando così le premesse di quel futuro turistico che ai giorni nostri fa della moderna Nizza uno degli angoli più rinomati del turismo internazionale. I ripetuti festeggiamenti e le rinnovate occasioni di svago, che Nizza offrì negli ultimi duecento anni grazie alla illuminata amministrazione piemontese, furono indimenticabili e crearono quel mito di Nizza, approdo di curiosi e di vacanzieri, di spiriti liberi e di mercanti, di intellettuali e di esuli, che la città condivise a lungo con Sanremo, rimasta, quest'ultima, dopo il 1860 nel neonato territorio italiano. La fedeltà dei nizzardi alla Casa Savoia, per la serie di benefici che da essa ricevettero, fu sempre forte e devota ('tutto ciò che nella Contea di Nizza evvi di bello, di buono, di utile, è dovuto alle paterne cure dei Reali di Savoia' si legge nel citato libro del 1838) tanto che, aldilà delle polemiche che seguirono a quella perdita, Nizza non potrà mai dimenticare anche oggi sotto altra bandiera. Nizza sabauda rappresentò infatti un modello di civiltà, di convivenza e di pacifico intreccio di interessi, che andò ben oltre l'influenza dei suoi reggitori, ma il cui splendido spirito soffia ancora tra le sue mura. Spirito che nemmeno la barbarie terroristica riuscirà a cancellare da uno dei luoghi simbolo d'Europa e del Mediterraneo.

Pierluigi Casalino".

Redazione di Sanremonews

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