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In Breve

| 21 luglio 2017, 17:50

Nice Jazz Festival, l’emozione della musica dal vivo con il pubblico che partecipa, si alza in piedi e applaude.

“Poi tutti tacquero e sul palco solo il luccichio di berretto e bacchette di Allen con la sua musica: e tutti in piedi ad applaudire il piccolo grande nigeriano”, il racconto di una sera al Théâtre de Verdure.

Nice Jazz Festival, l’emozione della musica dal vivo con il pubblico che partecipa, si alza in piedi e applaude.

Non è stato semplice (per me) entrare al Théâtre de Verdure, a Nizza, per il Festival Jazz 2017, dopo che l’anno scorso con il ghiaccio nel cuore mi son dovuto tristemente far rimborsare il biglietto.

Comunque tipico cielo sereno e solita tardopomerdiana brezza ad alleviare il caldo estivo.

Si comincia con THE LEGENDARY JOHNNY O’NEAL TRIO: un pianista americano, forse poco conosciuto dal grande pubblico, ma molto apprezzato nell’ambiente, che ha anche interpretato il grande Art Tatum nel film Ray.

Un trio allegro: 2 giovani sempre sorridenti, sia il batterista che il contrabbasso e sprizza simpatia Johnny, che accompagna le sue magiche mani sui tasti con le espressioni del viso sotto una cupoletta di pelle in testa.

E tutto il trio in giacca blu chiaro, camicia bianca e cravatta, sostituita per il pianista da un collier...etnico.

Da non esperto, anzi da ignorante: una musica e una voce che avrei ascoltato a lungo, per tutta la serata, anche quando Johnny è rimasto solo sul palco, solo col suo pianoforte, solo con le sue mani che scorrono sui tasti donandoci suoni ed emozioni.

Magari ballando stringendosi al petto la propria partner, mentre il sole cala dietro gli alberi del Théâtre , in attesa dell’assolo del batterista in giacca e fermacravatta ….regolamentare.

La luce del sole ormai ci ha lasciato, ma quella della musica no: ecco TONY ALLEN col suo TRIBUTE TO ART BLAKEY.

Geniale batterista e compositore nigeriano, che Bria Eno si è azzardato a definire il migliore di tutti tempi.

E stasera offre un omaggio al suo idolo Art Blakey, inventore della tecnica batteristica applicata al Be Pop, insieme a due sax (un sax contrabbasso che non si vede spesso), un trombone, un pianoforte.

Allen si presenta con un berretto tipo “swarovski”, il cui scintillio segue il ritmo della bacchette, e con i...regolamentari occhiali scuri.

Gli ottoni si presentano subito da protagonisti, insieme e poi singolarmente, segue il pianista dalla capigliatura rasta, ma al centro del palco domina incontrastato Allen ora dorato ora viola ora blu ora argento, riflessi che si scatenano dal suo berretto.

Umile, ma sempre presente a legare il tutto il contrabbasso con il berretto da baseball, che ad un certo punto trova un suo spazio in un duetto con la magica batteria. Poi tutti tacquero e sul palco solo il luccichio di berretto e bacchette di Allen con la sua musica: e tutti in piedi ad applaudire il piccolo grande nigeriano.

La serata si chiude con CORY HENRY & THE FUNK APOSTLES.

Giovane americano cresciuto nelle chiese di Brooklyn (pianista, organista, cantante, compositore, arrangiatore) con i suoi altrettanto giovani “apostoli”: due chitarre, batteria, tastiera e due vocalist afroamericane accompagnano Henry con il suo organo e la voce, usata in tutti i modi: grande ritmo (poco da chiesa!). Voci e gestualità trascinanti anche quelle delle due vocalist.

E infatti la parte giovanile del pubblico (le scalinate sono gremite) si scatena subito davanti al palco. Gli altri si limitano ad agitarsi sulle sedie.

Qualche anziano però non resiste e si alza pure lui, dimenticando così qualche acciacco. Grazie Henry!

Renato Sala

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