Politica - 01 ottobre 2017, 18:00

Le due scacchiere di Christian Estrosi

Dopo la sottoscrizione della “Déclaration de Nice” da parte di 61 sindaci, Estrosi chiamato ad un importante ruolo di cerniera tra i primi cittadini europei

Foto del gruppi di sindaci al Cum di Nizza (foto Twitter Estrosi)

Foto del gruppi di sindaci al Cum di Nizza (foto Twitter Estrosi)

Sessantuno sindaci provenienti da grandi città, il Commissario Europeo alla sicurezza Julian King, il Ministro dell’Interno francese Gérard Collomb: Christian Estrosi è riuscito non solo a riunire attorno ad un tavolo tutte queste personalità, ma anche a far sottoscrivere loro un documento che resterà negli annali col nome di “Déclaration de Nice”.

Un impegno da parte dei primi cittadini delle grandi città ad azioni comuni sul terrorismo, alla creazione di un fronte comune per ottenere reali finanziamenti europei direttamente alle città per delle politiche sulla sicurezza.

Sul fronte del terrorismo, che rappresenta un elemento comune di preoccupazione e di azione per tutti i sindaci, in prima linea nell’assicurare vivibilità e tranquillità ai propri cittadini, fino ad ora era mancata una “voce comune” proprio da parte delle città.

Estrosi, con la conferenza "Les maires face au terrorisme" e soprattutto con la sottoscrizione del documento comune, è riuscito non solo a colmare la lacuna, ma anche a proporsi come personaggio di primo piano fra i cittadini delle grandi città europee e del bacino del Mediterraneo.

E’ come se la scacchiera sulla quale si sta disputando un’importante partita si fosse improvvisamente sdoppiata, lasciando da parte le beghe nizzarde e francesi, per dare alla città un forte respiro europeo.

Ora Christian Estrosi, che tra l’altro con la conferenza e l’arrivo del Ministro dell’Interno, ha incassato un assegno per creare un centro unico delle varie polizie oltre all’aumento dell’organico delle forze dell’ordine, sarà chiamato a consolidare questo ruolo di punto di unione tra le grandi città europee e del Mediterraneo di fronte alla sfida, terribile, del terrorismo.

Un ruolo che lo porterà, sempre di più, a fianco dell’altro personaggio francese impegnato, oggi più che mai, sul versante europeo Emmanuel Macron, soprattutto dopo le elezioni tedesche e con la prospettiva di una instabilità forte in altre due nazioni mediterranee, la Spagna e l’Italia.

Ruolo, al quale Estrosi è chiamato, che dovrà essere valutato anche all’interno del centro destra francese, nel quale si sta giocando la partita del dopo elezioni, con la prossima nomina del nuovo presidente dei Républicains e con la scelta di una liea politica per il grande partito del centro destra francese.

E qui torna sotto i riflettori la prima scacchiera, quella della politica nazionale e locale: che scelta opereranno i Républicains?

Sarà la linea Estrosi o sarà la linea Ciotti a prevalere a Parigi? Cosa avverrà il giorno dopo la scelta nel nuovo leader dei Républicains? Ci sarà spaccatura o verrà trovato un accordo?

Le pedine si stanno muovendo, ma con accortezza. Nel Dipartimento delle Alpi Marittime è nato un gruppo all’interno della maggioranza, ne è stato paventato un altro in consiglio municipale, quale risposta armata, in Parlamento i Républicains si sono divisi tra possibilisti e duri e puri nei confronti di Macron.

Le elezioni senatoriali della scorsa settimana non hanno rafforzato il Presidente della Repubblica che, per portare a termine le grandi riforme che ha promesso, ha la necessità di avere anche il Senato con sé.

Perché questo possa avvenire le strade sono solo due: o una scelta possibilista da parte dei Républicains, che è quella che Estrosi sostiene, oppure una lacerazione nel gruppo parlamentare, che è quello che i Républicains meno barricadieri temono.

Su tutto questo poi aleggiano i rapporti personali. Estrosi, raggiante dopo la conferenza del CUM a fianco sessantuno sindaci, del Commissario Europeo e del Ministro dell’Interno, non si è limitato solo a ricordare che lui è un “faiseur” (una persona attiva che ama realizzare le cose n. d.r.), ma anche detto che non è un "aboyeur", e lì il vocabolario francese si sbizzarrisce nelle tradizioni possibili: si va da chi abbaia a chi sbraita.

Non ha fatto nomi, ma l’impressione è che avesse ben chiaro in testa a chi si riferiva.

Alla prossima mossa!

Beppe Tassone

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