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Nizza | 16 ottobre 2017, 18:00

Inconciliabili! Due associazioni della Roya in tribunale a Nizza

“Défendre la Roya” si è rivolta al tribunale di Nizza per ottenere lo scioglimento di “Roya Citoyenne”: oggetto del contendere i migranti. Il 9 novembre la sentenza

Nizza, Place du Palais de Justice

Nizza, Place du Palais de Justice

Una vallata (la Roya) , da sempre passaggio obbligato tra la Francia e l’Italia, un paese, Breil sur Roya, che, nel suo territorio, vede dipanarsi due strade, una che risale la vallata e l’altra che giunge a Sospel e dà lì, attraverso i colli, fino a Nizza.

Poi un fenomeno che è una catastrofe mondiale: una migrazione epocale per fuggire alla fame o alla guerra o anche “solo” per cercare di vivere meglio.

Quindi un’altra località, oltre la frontiera, Ventimiglia, altra città di frontiera, un tempo sede privilegiata dei “passeur” che trafficavano con le merci per evitare i dazi, oggi luogo nel quale si “fermano” più nolenti che volenti i migranti desiderosi di passare dall’altra parte.

Ancora,  due associazioni, contrapposte, inconciliabili. La prima, per età e data di fondazione, è “Roya Citoyenne”, che ha in Cedric Herrou, il “contadino di Breil” il proprio esponente più conosciuto. Si occupa di migranti, li accoglie quando hanno passato la frontiera, li ospita e li aiuta a raggiungere Nizza, in quel Boulevard François Grosso dove esiste il centro prefettizio nel quale si presenta domanda per ottenere l’autorizzazione al soggiorno provvisorio. E qualcuno sostiene che a volte li “aiuta” anche a raggiungere Breil…

Dall’altra parte de “Défendre la Roya”, presieduta da un pensionato di Tenda, ex poliziotto di frontiera, Eric Payet-Maugeron ed ispirata da Olivier Bettati, consigliere regionale del FN, candidato sindaco alle elezioni di Nizza, prima fedelissimo di Estrosi ed ora suo “nemico giurato”.

Infine una Piazza, quella du Palais de Justice, a Nizza dove i due gruppi si affrontano: con manifesti e striscioni.

Gli uni con un rametto di ulivo in mano o sulla giacca, gli altri col piglio di chi si sente incaricato di una missione da portare a termine. All’interno del Tribunale la discussione, senza sconti, dura, nei toni e negli argomenti. Posizioni, anche ideologiche, inconciliabili.

C’è chi parla di umanità e chi invoca la sicurezza, chi il diritto internazionale e chi quello a veder rispettati i confini.

Davanti a tutti M. Alain Chateauneuf, Presidente della corte, che dovrà decidere sulla richiesta presentata da “Défendre la Roya” perché “Roya Citoyenne” venga sciolta per aver violato le leggi francesi, con quest’ultima associazione che ribatte, in linea di diritto, sulla possibilità che sia un’associazione a chiedere lo scioglimento di un’altra e in linea pratica sostenendo il buon diritto ad agire.E nel contempo chiede che “Défendre la Roya” venga condannata a risarcire 10mila euro per i danni recati con la denuncia.

Un dibattito duro, senza sconti, che ricostruisce in un’aula di tribunale la discussione e le divisioni che ogni giorno si toccano con mano nei discorsi e delle discussioni della gente.

Ora un Tribunale dovrà decidere su una questione che vecchia come il mondo e supera ogni divisione religiosa o filosofica, quella del diritto (o del dovere) alla solidarietà e dei limiti che le leggi possono imporre, tenendo anche conto del diritto internazionale e dei trattati sottoscritti.

Ed anche quella su chi ha titolo a chiedere lo scioglimento di  un’associazione e quali sono i limiti della libertà di riunione e di pensiero.

Poi ci sono loro, i migranti, bambini, donne e uomini che fuggono a disastri creati da altre persone alla ricerca di un futuro o anche solo della vita.

Il 9 novembre il Tribunale pronuncerà la sentenza: quel giorno, c’è da scommetterci, i due gruppi continueranno a guardarsi in cagnesco stazionando ai due bordi della piazza, difficilmente sarà la sentenza, qualunque essa sia, a mettere la parola fine su una questione che è vecchia quanto il mondo e che difficilmente, nei termini in cui è stata posta, può ammettere mediazioni.

Beppe Tassone

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