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Politica | 27 febbraio 2018, 19:00

Elezioni: la Francia boccia il “sistema” italiano

Due leggi elettorali a confronto: una premia la stabilità, l’altra l’instabilità. Entrambe ammettono le “furbate”, il caso di Nizza

Elezioni: la Francia boccia il “sistema” italiano

A pochi giorni dalle elezioni i giornali francesi stanno dando spazio alle votazioni italiane.

Senza entrare nel merito delle liste che si confrontano in Italia, una cosa balza evidente agli occhi degli osservatori: col sistema elettorale francese l’ingovernabilità, che si paventa in Italia, non ci potrebbe manifestare.

I due sistemi elettorali sono molto differenti tra loro, anche se non si può dire che siano le diverse impostazioni costituzionali a incidere sulle differenze.

In Francia, è vero, il “sistema” è un semipresidenzialismo nel quale coabitano il Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo e l’Assemblea Nazionale eletta con un sistema maggioritario a doppio turno.

In Italia il sistema costituzionale è Parlamentare, con il Presidente della Repubblica che copre un ruolo di garanzia (divenuto più pesante e presente a partire da Sandro Pertini, senza peraltro alcuna modifica al testo originale della Carta Costituzionale) e il Parlamento eletto con un  sistema misto, maggioritario e proporzionale, nel quale vengono premiate le aggregazioni di liste senza peraltro chiedere alle medesime di “sposare” un comune programma politico.

Un’alleanza “tattica” piuttosto che “politica”.

Perché in Francia difficilmente potrebbe manifestarsi una condizione d’ingovernabilità?

Innanzi tutto per il ruolo del Presidente della Repubblica, eletto in un’elezione a sé. Con il sistema del ballottaggio tra i primi due candidati classificatosi al primo turno (sempre che nessuno ottenga già nella prima domenica di voto la metà più uno dei suffragi).

Il Capo dello Stato “coabita” col Primo Ministro e determina molte delle scelte politiche, tra l’altro coprendo un ruolo essenziale in politica estera.

I sistemi di elezione del Parlamento, poi, sono diversi, anche se le strategie politiche, le sottigliezze, le ambiguità, le astuzie giocano un ruolo determinante in entrambi i sistemi. Forse in  modo meno subdolo e più alla luce del sole in quello francese, ma senza nemmeno troppo esagerare.

Entrambi i sistemi si basano sulla divisone territoriale. In  Francia vi sono le circoscrizioni (molto più piccine) in Italia (sia per la parte uninominale, sia per quella proporzionale) i collegi. Nel primo caso vince (al primo turno) chi ottiene il 50 più uno dei voti o la domenica successiva, al ballottaggio, il più votato fra i primi due classificati, mentre in Italia vince il più votato, indipendentemente dalla percentuale ottenuta.

I Parlamentari francesi sono tutti eletti nelle circoscrizioni col sistema di un candidato per lista e l’eventuale ballottaggio tra i due più votati la settimana successiva. Mentre in Italia il voto attribuito al candidato del collegio uninominaletrascina” anche i candidati nel listini proporzionali, che non sono soggetti alle preferenze degli elettori, ma scelti dalla dirigenza dei rispettivi partiti.

Nel “bel Paese” in pratica si ha un “falsosistema maggioritario che serve a privilegiare il proporzionale, senza peraltro che i candidati di quest’ultima componente (che determina i due terzi degli eletti) siano soggetti ad alcuna preferenza da parte degli elettori.

Il sistema italianoassicura” ad un buon numero di candidati nei listini l’elezione certa, giocando anche sull’ampiezza dei collegi proporzionali, mentre in Francia il candidato nelle circoscrizioni rischia sempre e, se non gode della fiducia del “suo” elettorato, perde il posto.

Risultato: il rapporto tra eletto ed elettore, nel sistema francese, è assolutamente essenziale per garantirsi la rielezione, mentre in Italia nel listino proporzionale i candidati sono “paracadutati” senza alcuna difficoltà e senza troppe preoccupazioni. Il risultato finale, il “prodotto” dei due sistemi elettorali, è evidente.

In quello francese, grazie anche al turno di ballottaggio, la scelta degli elettori appare evidente, anche se, soprattutto nel secondo turno, prevale la semplificazione. Anche in Francia il sistema dei partiti è quadri polare (alle recenti elezioni politiche i quattro maggiori gruppi erano il LREM di Macron, i Républicains, i Socialisti e il Front National).

Ai ballottaggi, a seconda dei luoghi, gli elettori hanno dovuto scegliere non solo tra candidati di “sistema”(LREM di Macron, i Républicains, i Socialisti) e di “antisistema”(Front National e l'extrême gauche di Jean Luc Mélenchon), ma anche tra gruppi che si riconoscevano, pur con enormi differenze, nel sistema.

A Nizza, ad esempio, nella circoscrizione 1 si sono affrontati un candidato dei Républicains ed una di LREM, in altre circoscrizioni candidati di LREM o dei Républicains contrapposti a candidati del FN. Gli elettori hanno scelto, privilegiando normalmente il “sistema”.

Anche in Francia esistono le “furbate” che vengono utilizzate, al primo turno, per favorire un candidato rispetto ad un altro nella sua corsa verso il ballottaggio.

La “furbata” si chiama “desistenza”: viene utilizzata non solo candidando in determinati collegi personaggi “deboli” per favorire qualche altro candidati, ma anche nel modo opposto, candidando candidati “forti” per penalizzarne qualcuno un poco più debole. E’ avvenuto a Nizza dove un candidato “forte”, ma senza speranze, del FN, è stato contrapposto ad uno un po’ più debole (dell’UDI – Républicains”) che così non é andato al ballottaggio.

Si tratta in questo caso del ex parlamentare Rudy Salles che non è stato rieletto perché la “forza “ del candidato del FN ha fatto sì che giungesse terzo al primo turno: risultato è stato eletto un candidato di LREM e il sindaco di Nizza ha perso un fidatissimo parlamentare, pur guadandone immediatamente un altro...

Favore subito ricambiato con la contrapposizione di una candidata forte del LREM  nella circoscrizione 1 per creare qualche difficoltà al candidato dei Républicains Eric Ciotti. Operazione non  riuscita, ma la candidata perdente è poi entrata tra gli otto saggi che stanno scrivendo il programma del Sindaco in previsione delle prossime elezione.

In Italia le furbate sono un poco più “coperte”, anche perché, purtroppo, in troppi casi inconfessabili, con candidati non  proprio cristallini e accordi sottobanco. Occorre inoltre tenere conto che le coalizioni che si affrontano non sono nemmeno legate da un programma comune.

E’ questo, forse, l’elemento peggiore del sistema elettorale italiano, quello di bandire la chiarezza fin dalla presentazione delle liste. Un sistema appositamente studiato e voluto un po’ da tutti per impedire scelte definitive, per annacquare tutto quanto in una indefinita incertezza e, soprattutto, per assicurare elezioni praticamente certe ai candidati dei vari “cerchi magici” che esistono in tutti i gruppi.

Comunque finisca  credo che avesse ragione Giscard d’Estaing quando sosteneva: “Au ciel, le policier est britannique, le chef cuisinier est français, l’amant est italien, le mécanicien est allemand et l’administrateur suisse. En enfer, le policier est allemand, le chef cuisinier est anglais, l’amant est suisse, le mécanicien est français et l’administrateur italien”.

Per dirla con l’ex Presidente della Repubblica Francese:” In Paradiso il poliziotto è britannico, lo chef è francese, l’amante è italiano, il meccanico è tedesco e l’amministratore è svizzero. All’infermo il poliziotto è tedesco, lo chef è inglese, l’amante è svizzero, il meccanico è francese e l’amministratore è italiano”. Come dargli torto?

Beppe Tassone

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