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Altre notizie | 19 aprile 2018, 08:26

“A rischio l’acqua bevuta da 200mila persone” il Sindaco di Tende lancia l’allarme

Ventimiglia, Menton e una parte di Monaco si alimentano con l’acqua del Roya. “Doveva essere il cantiere del secolo, un disastro totale”

La Dipartimentale della Valle Roya dopo il tunnel

La Dipartimentale della Valle Roya dopo il tunnel

Il rischio parrebbe grosso e l’inerzia pure: così i sindaci della Valle Roya e, in prima linea, quello di Tende Jean Pierre Vassallo puntano il dito e questa volta gettano la palla nel proprio campo.

L’inerzia italiana, ai loro occhi, pare inaccettabile, soprattutto dopo che il materiale di risulta, da tempo stoccato sul terreno, parrebbe senza protezioni, rischia di inquinare e rendere non potabili le falde acquifere con una popolazione di circa 200mila persone che si alimenta con le acque del Roya, da Ventimiglia a Menton e a una parte di Monaco.

La palla nel proprio campo vuol dire esplicita richiesta d’intervento sia nei confronti della Procura delle Repubblica di Nizza sia nei confronti della Prefettura delle Alpi Marittime.

La risposta, riportata da Nice Matin, non è tardata a farsi sentire: Jean Michel Prêtre, Procuratore della Repubblica, ha scritto Nice Matin è intenzionato a “prendre ce dossier environnemental au sérieux. Il se dit prêt à ouvrir une enquête s’il est saisi par une autorité”. Dunque la magistratura nizzarda prende molto sul serio la questione ed è pronta ad aprire un fascicolo sull’argomento.

Anche il Prefetto delle Alpi Marittime, Georges François Leclerc, dovrebbe intervenire sollecitato da una lettera inviatagli in settimana dal Sindaco di Tende.

Sotto la lente di Procura e Prefettura sarebbe la direttiva  75/442/CEE, con particolare riferimento agli articolo  3 et 4: l’Unione Europea impone infatti che gli stati membri assicurino che il materiale di risulta delle lavorazioni industriali estrattive sia soggetto a tutta una serie di misure necessarie “per prevenire  o ridurre per quanto possibile gli effetti negativi, reali o potenziali, derivanti dalla gestione dei rifiuti industriali estrattivi sull’ambiente o sulla salute delle persone”. 

Il pericolo è quello che la pioggia o un lento scorrere di acque diluiscano nel Roya gli anidriti abbandonati al loro destino da mesi e da qui giungano nelle case dei 200mila abitanti: l'acqua rischierebbe di perdere le caratteristiche di potabilità. Ad oggi le analisi condotte dalle autorità francesi scongiurano inquinamenti e assicurano che l’acqua è potabile, ma il rischio, secondo il Sindaco di Tende, è evidente.

La parte francese, sulla base del trattato internazionale per la realizzazione del Tenda bis, non ha competenze sul cantiere e quindi non può procedere alla rimozione del materiale, si attende ora la conferenza intergovernativa, che dovrebbe essere organizzata nelle prossime settimane, per affrontare esplicitamente la questione.

Ma l’inquinamento è un grave reato perseguito in Francia e il materiale si trova in territorio francese, di qui la possibilità dell’apertura del dossier da parte delle autorità francesi, con interventi e misure che potrebbero anche rivelarsi clamorose.

Intanto però, a margine della questione, qualche sassolino dalle scarpe sulla conduzione del tunnel qualcuno sembra volerselo togliere. “Doveva essere il cantiere del secolo, è uno spettacolo desolante” titola Nice Matin sulla base di un’intervista al sindaco di Tende raccontando di cosa s’intravede all’interno del tunnel dalla parte francese:” Una doppia porta che conduce al tunnel chiusa con due catenacci lascia intravvedere delle pozze stagnanti di un colore poco appetitoso. Più lontano si distingue il muro di sostegno di undici metri di altezza che è servito a consolidare in urgenza dopo l’intervento dell’esperto inviato dal Procuratore della repubblica. Anche là dei materiali erano stati rubati rendendo fragile la costruzione. Un disastro totale”.        

Beppe Tassone

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