Altre notizie - 22 aprile 2018, 10:00

Scongiurare l’inquinamento del Roya: qualcosa si muove al Tenda

Dopo quasi un anno, sono ripresi i lavori con una ruspa che sta creando dei canali di scolo verso un bacino di decantazione. Continua la “pressione” di Nice Matin e del Sindaco di Tende

Cantiere del Tenda

Cantiere del Tenda

Continua la pressione del quotidiano Nice Matin e del Sindaco di Tende, Jean Pierre Vassallo, relativamente a depositi di anidriti (materiale di risulta degli scavi del tunnel di Tenda) che si trovano al di fuori della galleria, stoccato a cielo aperto in un’area del cantiere.

La novità è che, dopo quasi un anno, sono ripresi i lavori, con una ruspa, che sta creando dei canali di scolo per convogliare le acque dal deposito ad un bacino di decantazione.

Nice Matin sottolinea come alcuni operai abbiano dichiarato che questi lavori non erano programmati. Si tratterebbe di impedire che le acque del Roya vengano “arricchite” con il solfato  di calcio che le renderebbe improprie al consumo umano.

Nel ping pong tra il quotidiano di Nizza e il comune di Tenda da un lato e la Prefettura delle Alpi Marittime, con la sous-préfète di  Nice-Montagne, Gwenaëlle Chapuis che si sta direttamente occupando del dossier, i toni si stanno affievolendo e sta emergendo una linea comune che punta il dito sulle responsabilità italiane.

Il cantiere, viene sottolineato, è un affare italiano: “Ainsi en estil des bassins de décantation existants” ha dichiarato la sotto prefetto al quotidiano del Sud Est.

La presenza della ruspa che sta creando degli scoli che impediscano alle acque che hanno eroso il materiale depositato di raggiungere il Roya dimostra come la questione sia stata presa sul serio. Lo stesso Procuratore della Repubblica di Nizza aveva dichiarato di avere il dossier sulla sua scrivania.

Sempre a Nice Matin il geologo Jean Alain Vernet, esperto del territorio dell’alta Valle Roya, ha dichiarato “Une eau polluée par ces anhydrites serait séléniteuse, impropre à la consommation, car ils contiennent des sulfates de calcium. Si jamais ils impactent les nappes phréatiques et les sources d’un site, il faut plusieurs dizaines d’années avant d’être spurée”.

Un danno, dunque, che non sarebbe più risolvibile se le sorgenti dovessero essere inquinate dai solfati di calcio. Sempre tenendo conto che l’acqua del Roya è bevuta in tre grandi località della Riviera (Ventimiglia, Menton e una parte di Monaco) per un totale di 200mila persone.

Fino ad ora si affrettano tutti a tranquillizzare: ”La qualità delle acque non è al momento stata compromessa”.

Ma, sottolinea Nice Matin la presenza del materiale di risulta è fuori legge.

Beppe Tassone

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