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Eventi | 20 maggio 2018, 18:00

Notte europea dei Musei, la scommessa di Mathilde Dadaux

“Rien, rendre l’histoire habitable”, una sensazione forte in una notte caratterizzata dalle lunghe file di persone in attesa di entrare al Mamac come negli altri musei

Notte Europea dei Musei, Mamac

Notte Europea dei Musei, Mamac

Abbiamo scelto il Mamac: la notte europea dei musei ha coinvolto una decina di luoghi della cultura nizzarda, ma il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Nizza offriva qualcosa di più.

La giovane Mathilde Dadaux era impegnata, questa volta, in una performance non facile, dall’impatto non sicuro, ma estremamente valida sotto il profilo sociale e culturale. Nel Jardin Sosno, al piano terreno della struttura, in una calda serata con il cielo che si colorava di un azzurro intenso quasi a ricordare che ci trovavamo nella casa di Yves Klein,  un gruppo di giovani disabili accompagnavano i visitatori all’interno dei giardini, sottolineandone i particolari, i colori e i profumi.

Una passeggiata all’interno di una umanità che sa aprirsi concretamente, che rende fruibile la vita delle persone, che la sa esaltare.  Mathilde Dadaux (la giovane che ha aperto le Ponchettes alle passeggiate solitarie “costringendo” a meditare sul ”quadro” naturale che si apre di fronte ai nostri occhi ammirando la Baia degli Angeli) questa volta ha saputo aprire il MAMAC alla vita di persone con percorsi diversi, ma in grado d’infondere un’umanità assoluta.

Rien, rendre l’histoire habitable”, il titolo della performance con sei giovani ragazze e ragazzi mai fermi, in continua mobilità, sorridenti, impegnati in un lavoro che, passo dopo passo, si trasformava in un’opera d’arte vera e propria. Una sensazione forte in una notte caratterizzata dalle lunghe file di persone in attesa di entrare al Mamac come negli altri musei.

La cultura richiama le persone e, nel caso di “Rien, rendre l’histoire habitable”, sa anche sublimarla, trasformandola da naturale visione di un’opera d’arte a capolavoro stesso, quello dell’umanità che sa uscire dal guscio dell’individuale per offrirsi a tutto campo in un corale, forte abbraccio.

Beppe Tassone

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