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Altre notizie | 14 luglio 2018, 07:00

Nizza, una città trasformata

Da “quel” 14 luglio 2016 è diventata una città che, nel mondo intero, rappresenta un inno alla convivenza, alla pace, al rispetto, alla tolleranza, alla diversità, in una parola al vivere insieme

Nizza, tanta gente etanti fiori dopo l'attentato

Nizza, tanta gente etanti fiori dopo l'attentato

La sera dell’attentato non ero a Nizza, forse per mia fortuna, fu un amico ad informarmi su quanto era accaduto, telefonandomi, intorno a mezzanotte, per sincerarsi che stessi beni.

Appresi così quello che era successo, accendendo la televisione e sintonizzandomi su Rai News 24 e su France 24. Poi partii che era ancora buio e giunsi a Nizza che albeggiava.

Ricordo ancora la Promenade piena di guanti bianchi usati dai soccorritori e abbandonati sulla strada, a fianco delle lenzuola, anch’esse bianche, che, nella giornata ancora livida con un leggero vento da Ovest, coprivano i corpi delle vittime o parti di essi, che ancora si trovavano sul selciato.

Nizza era una città in ginocchio, con le persone che giungevano sulla Promenade per portare mazzi di fiori, con elicotteri ed auto della polizia con le sirene spiegate, il corteo del Presidente della Repubblica che percorreva la Promenade sulla corsia Nord, rimasta estranea all’attentato. Una città che s’interrogava sul proprio presente e sul proprio futuro, incredula e abbattuta, forse incapace di capacitarsi di quello che era appena capitato.

Nizza l’ho vista cambiare, in questi due anni: le misure di sicurezza adottate sono notevoli, a volte anche asfissianti, ma ad essere cambiata è soprattutto la gente. I suoi abitanti, i cittadini nizzardi, sono diversi, hanno un atteggiamento maturo e responsabile, sono consci di essere stati parte di un dramma di una portata tale da superare i confini della città per toccare tutto il mondo.

Uno dei più bei posti del pianeta, un lungomare conosciuto ovunque che è stato offeso e violentato da un camion lanciato in velocità su persone inermi. La città, dopo un primo momento, ha saputo riprendersi e risorgere, ma non ha dimenticato. Dimenticare è impossibile, come è impossibile non sentirsi parte di un’umanità offesa, come lo è ogni qual volta si perdono di vista le ragioni della propria esistenza per lasciare spazio agli istinti peggiori.

Il mare che si affaccia su Nizza sarebbe dovuto essere un mare di pace, quel Mare Nostrum che ha consentito la nascita di tante civiltà: è stato offeso la sera del 14 luglio 2016 come continua ad essere offeso dalla morte, dalle sofferenze, dalla disperazione di tante persone che a lui si affidano riponendo, o meglio “mal riponendo” tante speranze nelle sue acque.

Oggi a Nizza si commemora quel 14 luglio, quella strage, ma non la si ricorda.

Il ricordo è perenne, quotidiano, è parte di una città che ha saputo lavare il sangue delle “sue” vittime con l’acqua della forza, della consapevolezza, della maturità.

Perché Nizza da quel giorno non è solo una città della Francia e la sua capitale turistica, è diventata una città che, nel mondo intero, rappresenta un inno alla convivenza, alla pace, al rispetto, alla tolleranza, alla diversità, in una parola al vivere insieme.

Tutti sentimenti che l’autista di quel camion assassino sicuramente non provava, ma che col suo gesto ha saputo originare, forti e tenaci nella città che lui ha offeso così profondamente.

Forse questa è la peggior “sconfitta” per chi quella strage ha provocato o organizzato.

Beppe Tassone

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