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Business | 17 dicembre 2018, 10:00

Gioco, l’Italia ai primi posti per la tutela dei consumatori. Il governo ne terrà conto?

È ancora aperto il faccia a faccia tra governo e operatori del gioco, soprattutto online.

Gioco, l’Italia ai primi posti per la tutela dei consumatori. Il governo ne terrà conto?

È ancora aperto il faccia a faccia tra governo e operatori del gioco, soprattutto online.

L’esecutivo, specie per bocca del vicepremier Luigi Di Maio, non ha mai fatto mistero di nutrire una certa avversione nei confronti del settore del gioco, che pure rappresenta la terza voce nel bilancio statale per gettito fiscale. A testimoniare questo clima di diffidenza una serie di interventi che hanno messo i bastoni fra le ruote ad uno dei fiori all’occhiello del nostro paese.

Non si esagera con questa definizione. Da tempo l’Italia è sotto l’attenzione dei principali operatori del gioco online, in virtù del ruolo che si è guadagnata negli ultimi anni.

Per progresso tecnologico, frutto di una sperimentazione di avanguardia (basti pensare al virtual game, terreno sul quale il nostro paese ha segnato la linea), e per attenzione al consumatore, la Penisola è senza dubbio uno dei più importanti mercati del mondo delle scommesse e del gioco online.

È davvero un peccato pensare che il Governo, anziché sfruttare questo enorme potenziale, abbia ritenuto essenziale intervenire a normare un settore, evidentemente poco conosciuto, con misure di protezionismo di altri tempi, i quali rischiano di provocare danni inenarrabili.

L’intento dell’Esecutivo è naturalmente nobile. La diffusione della piaga sociale della Ludopatia, dopo anni riconosciuta quale malattia vera e propria, merita di ricevere la giusta attenzione. Ciò che suscita perplessità è la calata di scure sul capro espiatorio del gioco, che pure ha fatto passi da gigante in direzione di una tutela del consumatore sempre più approfondita. Anche qui, l’Italia primeggia sugli altri paesi. Nel nostro paese, chi vuole aprire un account online è sottoposto ad una rigida verifica dell’identità; ai minori è vietato. Funziona bene anche il sistema di auto-esclusione dai casinò online, che tra l’altro in Italia è particolarmente rigido. Infatti, è possibile per gli operatori escludere, persino in maniera permanente, un giocatore che viola la propria responsabilità sociale. In ogni caso, per riprendere a giocare in seguito ad un’auto-esclusione occorre attendere un periodo non inferiore a 6 mesi. Solo Romania, Slovacchia, Lituania e Spagna prevedono un simile vincolo.

Esiste addirittura un registro delle autoesclusioni a livello nazionale (RUA, Registro Unico delle Autoesclusioni). Un giocatore che compila il modulo di autoesclusione, è automaticamente escluso da qualsiasi piattaforma di gioco online. Un modo veramente efficace per salvaguardare il consumatore. Nel 2017 sono stati 56 mila i giocatori che hanno richiesto l’autoesclusione, circa il 3% del totale. I giocatori d’azzardo, nello stesso anno, sono stati 3,7 milioni, di cui 2,2 milioni hanno effettuato almeno una giocata. Numeri che certificano da un lato la crescita del settore, dall’altro l’impegno da parte degli operatori nella tutela del consumatore. Speriamo che il governo prenda nota.

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