Altre notizie - 12 gennaio 2019, 11:06

#controcorrente: il silenzio della politica e delle ferrovie italiane e francesi sulla Cuneo-Nizza vuol dire solo la sua chiusura

Non sono bastate le proteste e le mobilitazioni con la raccolta di 25 mila firme da parte dei Comitati di cittadini dei due Paesi. In questi giorni l'Agenzia della Mobilità Piemontese ha sollecitato l’aggiunta di una coppia di treni. Ma la richiesta cadrà di nuovo nel vuoto. Troppe complicazioni, troppi fastidi, troppi problemi da risolvere per un collegamento così lontano da Roma e da Parigi

#controcorrente: il silenzio della politica e delle ferrovie italiane e francesi sulla Cuneo-Nizza vuol dire solo la sua chiusura

C’è poco da fare. Quando manca la volontà politica di prendere delle decisioni, battendo anche i pugni sul tavolo, le situazioni delicate non si risolvono. Tanto più se a doversene occupare sono due Stati diversi, seppure confinanti.

La “grana” è quella della Cuneo-Nizza ferroviaria che, nonostante la straordinaria rilevanza a livello economico, turistico e storico, continua a essere dimenticata dal Governo italiano e da quello francese e dai vertici di Ferrovie-Trenitalia e Sncf. Per smuovere le acque non sono bastate le proteste e le manifestazioni del Comitato italo-francese in difesa della linea e del Comitato ferrovie locali di Cuneo e un documento firmato da 25 mila cittadini nel quale si chiedeva il mantenimento e il rilancio della tratta.

Dal 15 dicembre 2013 le sedici corse di andata e ritorno sono state ridotte ad appena quattro, con orari e coincidenze impraticabili. A cui, dopo numerose sollecitazioni, è stato aggiunto un treno della neve nei giorni festivi. D'altronde l’aveva detto, nell’aprile 2013, l’amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, che il collegamento “era un ramo secco da tagliare”. Anche se, ogni giorno, quando funzionava a pieno ritmo, i viaggiatori erano almeno novecento. Quella dichiarazione non è mai stata smentita da chi ha assunto, in seguito, la guida della società.

Il problema vero è che i cittadini italiani e francesi si mobilitano e si parlano, ma non lo fanno i due Governi e i gestori della linea. In base alla Convenzione Italia-Francia del 1970 la manutenzione del collegamento, nel pezzo d’Oltralpe prossimo al confine, è in buona parte a carico del nostro Paese. La tratta richiedeva interventi strutturali urgenti anche per rendere compatibili i due diversi sistemi di sicurezza. L’Italia, nel 2014, ha reso disponibile 29 milioni di euro. I lavori sono praticamente terminati, però le ferrovie francesi continuano a limitare la velocità dei treni, sul tratto di loro competenza, a 40 chilometri all’ora.

Inoltre, per conservare in buono stato il collegamento sarebbe necessario rivedere quell’accordo di quasi cinque decenni fa, con una ripartizione più equa delle risorse da investire. Nei vertici bilaterali degli anni passati è stata riconosciuta, da entrambe le parti, l’importanza strategica della Cuneo-Nizza e la necessità di impostare una nuova Convenzione. Tuttavia agli annunci non sono seguiti i fatti.

E’ notizia di questi giorni che l’Agenzia della Mobilità Piemontese ha chiesto a Trenitalia quattro corse aggiuntive di andata/ritorno. Ma c’è il rischio concreto di veder cadere di nuovo nel vuoto il potenziamento della linea.

Una tratta ferroviaria è sicuro che possa solo diventare un “ramo secco” se non si creano le condizioni - e quindi le corse necessarie - affinché i viaggiatori la utilizzino in base alle loro esigenze. Nelle parole dell’amministratore delegato Moretti del 2013 c’era già chiara la prospettiva di chiusura della Cuneo-Nizza, solo accantonata da chi è venuto dopo per le forti pressioni popolari. Però, l’intenzione parrebbe proprio rimanere quella se in cinque anni si è ottenuto poco o nulla.

Troppe complicazioni, troppi fastidi, troppi problemi da risolvere per un collegamento così lontano da Roma e da Parigi. E il preoccupante silenzio della politica e delle ferrovie italiane e francesi, che continua ad avvolgere il futuro della linea, questa volta non è d’oro, ma rappresenta il segno della condanna a una chiusura, prima o poi, definitiva.         

#controcorrente

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