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Eventi | 24 agosto 2019, 08:00

“La Victorine dans l’œil des Mirkine” giunge sulla Promenade des Anglais

E' una mostra itinerante che consentire un'immersione nel magico mondo dei set cinematografici

Gérard Philipe dans Fanfan la Tulipe (Christian Jaque, 1952) ©Yves Mirkine / Coll. Mirkine

Gérard Philipe dans Fanfan la Tulipe (Christian Jaque, 1952) ©Yves Mirkine / Coll. Mirkine

La Victorine dans l’œil des Mirkine”, è destinata ad essere una delle mostre, in assoluto, ad essere  più viste di tutta l’estate.

Dopo aver avuto, quale location, nel bel mezzo del Festival di Cannes e fino ad oggi, il  Terminal 1 dell’Aéroport Nice Côte d’Azur, Place Massena e la Promenade du Paillon , si é ora trasferita sulla Promenade des Anglais di fronte al Centre Universitaire Méditerranéen.

Poi, dal  27 al 29 settembre 2019, terminerà i propri viaggi in città giungendo  agli Studios de la Victorine.

E’ la prima volta, nella storia della Biennale d’Arte di Nizza, che è organizzata una mostra itinerante, in uno spazio pubblico all’aperto, così da consentire, a chi si trova a passeggiare nel cuore di Nizza, di immergersi nel magico mondo dei set cinematografici, rivedere le star internazionali e i rinomati registi che hanno fatto la gloria degli studi di Victorine.

In collaborazione con l'aeroporto Nice Côte d'Azur, la mostra potrà essere visitata, nel mese di maggio, all’aeroporto così da sottolineare, ai passeggeri provenienti da tutto il mondo, come Nizza sia una delle patrie del cinema, grazie all'immenso patrimonio prodotto agli Studios la Victorine.

Sarà poi la città, in Place Massena, a scoprire questa mostra, che rimarrà per tutta l'estate, infine, a settembre, durante le giornate di apertura al pubblico degli studiosi, la mostra si concluderà proprio dove tutto è nato.

La saga dei Mirkine 1933-1976
Leo Mirkine, nato a Kiev nel 1910, emigrò in Francia nel 1919, fuggendo dalla Rivoluzione d'Ottobre e approdando a Nizza. Dopo aver studiato al Lycée Masséna di Nizza, si trasferì a Parigi, dove studiò arte e architettura e iniziò a conoscere il mondo della fotografia. Talento poliglotta e carismatico, nel periodo prebellico, divenne presto un fotografo di scena per i grandi registi dell'epoca (Christian-Jaque, Julien Duvivier, Abel Gance).

Nel luglio del 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale, ritornò a Nizza e aprì un negozio "Studio Mirkine: tout pour le Cinéma et la Photo”. Molto presto il suo negozio, posto in Rue de France 88, divenne un punto di riferimento dei movimenti di liberazione Combat et Quatorze Juillet e nel suo laboratorio vennero scattate e stampate le fotografie per falsi documenti di identità. Ricercato dalla Gestapo, Mirkine collaborò a due film Les Visiteurs du Soir (1942) e Les Mystères de Paris (1943) prima di essere arrestato, nel luglio del 1944, mentre lavorava a Les Enfants du Paradis di Marcel Carné.

Negli anni '50, Léo assieme con figlio Yves, noto come "Siki", continuò nel lavoro cinematografico. Sono gli anni in cui le riviste si fanno concorrenza per pubblicare le sue fotografie mentre s’infittisce il lavoro negli Studios La Victorine.

I due Mirkine firmano le fotografie di grandi classici del cinema francese, tra cui “La Belle Meunière” di Marcel Pagnol, “Et Dieu... créa la femme” de Roger Vadim che rivelò al mondo intero la giovane Brigitte Bardot, “Le Testament d’Orphée” di Jean Cocteau con Jean Marais e “Fanfan la Tulipe” di Christian-Jaque con Gérard Philipe.

In mezzo secolo Leo e Yves hanno partecipato alle riprese di oltre 150 film.
E’ Stéphane Mirkine (la nipote di Léo, figlia di Yves) a dare un decisivo contributo perché la saga venga conosciuta mettendo a disposizione un patrimonio familiare di oltre 120 mila negativi.

L'occhio di Mirkine
Virtuosi della Rolleiflex, sapevano come catturare in un milionesimo di secondo la magia del momento: Leo e Yves Mirkine non erano semplici fotografi, conoscevano meglio di chiunque il valore della leggerezza, della bellezza, della luce. Le vedettes di allora non resistevano al talento e all'empatia dei due Mirkine. Si fidano e si affidano all’abilità del fotografo sapendo di non essere tradite.  È questa singolare complicità che conferisce alle fotografie dei Mirkine un aspetto particolare.

Beppe Tassone

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