Nella seconda parte dell'intervista con Mario Amegee il campione del mondo in carica di scultura su ghiaccio, abbiamo analizzato la scultura che lo ha portato in vetta e gli aspetti più curiosi di questo concorso. Nelle sue creazioni intanto convive un mix di Africa, di Alaska e del glamour di Monaco. Dopo questa vittoria per il suo lavoro si aprono prosepttive importanti. Anche in questa effimera forma d'arte esistono quotazioni e valutazioni e la vittoria conquistata in Alaska conferma Amegee tra i numeri uno al mondo. E senza bisogno di tante conferme sulla sua abilità, fanno fede i lavori eseguiti nell'ambito degli eventi Fight AIDS Monaco, con S.A.S. la Principessa Stéphanie ed il matrimonio del Sovrano. Ad arricchire il decoro dell'evento del secolo, ci saranno infatti anche le sue sculture di ghiaccio - Sono felissimo di poter fare questo e per me è un immenso onore -.
Tornando ai campionanti mondiali, quella nell'immagine principale è la scultura intitolata "L'Orologio di Salvador Dali", tema di fantasia che ha permesso alla squadra composta da 2 russi, uno statunitense e Mario Amegee he ha concorso con i colori di Monaco, di conquistare il primo posto. Ma come è nata l'idea di rappresentare in ghiaccio il lavoro di Dali?
- Dalla follia. Volevamo essere matti, creativi, senza prenderci troppo sul serio e fare una cosa di pura fantasia. Come Dali che era uno scultore folle. Aabbiamo cercato di avvicinarci a lui ci siamo ispirati alle sue sculture, non le abbiamo rifatte ma da sentirne molto influenza ed ispirazione. Quello che abbiamo cercato di rappresentare è quello che ha cercato di fare lo sculture, che ha cambiato il movimento degli oggetti: tutto cade, tutto si fonde - non si vede molto bene nella foto ma ci sono molti orologi fusi. C'è un orologio centrale con i 12 numeri ed un elefante nel mezzo. I suoi piedi si stanno fondendo nel ghiacchio. L'animale è grande ed i suoi piccoli piedi si fondono nell'orologio.
Da un lato è possibile vedere la testa di Dali. I suoi baffi misurano 3 metri di lunghezza, mai fatti prima. La figura femminile rappresentata ha dei cassetti al suo interno: è la donna che guarda tutto, anche lei si fonde nell'insieme. Abbiamo ricreato la fusione e nessuno prima aveva mai realizzato una scultura di ghiaccio che rappresentasse la fusione. La scultura è una cosa statica e in questo caso abbiamo realizzato qualcosa di assolutamente nuovo, creando una scultura di ghiaccio che si fonde. Abbiamo in qualche modo rappresentato l'essenza stessa della scultura su ghiaccio -
Un'impresa titanica. Non fosse altro per le condizioni rigidissime in cui i cento scultori del ghiaccio, provenienti dai 4 angoli del pianeta, lavorano. Appena tornato dall'Alaska le mani di Mario Amegee sono screpolate, quasi consumate - Indossiamo guanti protettivi che acquistiamo direttamente là. Guanti come quelli da sci non basterebbero, non eviterebbero il congelamento. Le mani tornano normali in un mese e mezzo. Nel frattempo, anche di notte è regola sopportare anche i crampi -
Passano 2 giorni di "assestamento" prima che gli scultori atterrati in Alaska possano inziare il proprio lavoro: mettersi al lavoro subito sarebbe un shock per il fisico. Concorrere ai campionati mondiali di ghiaccio a Fairbanks significa lavorare per 6 giorni a temperature che oscillano dai - 25° ai - 30° arrivando talvolta di sera ai - 40°. Alle 21.00 si smette e si rientra negli alloggi. Impossibile uscire nella notte, sarebbe una follia, sottolinea Amegee.
Esiste un'alimentazione speciale per contrastare temperature così basse? Cosa mangia il campione del mondo a Fairbanks per prepararsi a scolpire al meglio?
- Io mangio prevalentemente zuppe, legumi, frutta, vitamine ed una grande colazione al mattino. Non mangio molta carne, a differenza dei miei compagni di squadra. Ma la sera qualche birra con gli amici non manca mai -
Da quello che si mangia a quello che si indossa. Per lavorare occorre anche un abbigliamento speciale: di scoperto a -30° rimangono praticamente solo solo gli occhi.
- Ci sono scultori che usano anche gli occhiali ma io personalmente no. Per l'abbigliamento faccio riferimento ai negozi di sport specifici e soprattutto bisogna scegliere bene la qualità dei materiali. Potrà sembrare strano ma non bisogna vestirsi troppo. Perchè la pelle traspira molto e con questo freddo il sudore può ghiacciare sul corpo -
Si è in 4 a realizzare una scultura soltanto, può non sempre essere facile intendersi fra compagni di uno stesso team. Il campione del mondo ci spiega il "linguaggio della scultura". La forte intesa tra i membri di una stessa squadra.
- La scultura su ghiaccio in Alaska è difficile. C'è freddo e c'è molta tecnica e riflessione. E' per questo che c'è un forte sentimento di frantellanza, ci sia capisce molto. Come ci comprendiamo? In inglese un poco perchè non tutti lo parlano, ma parliamo il linguaggio della scultura perchè vediamo le cose, sappiamo come iniziare il lavoro, lo guardiamo e sappiamo dove vogliamo andare. Poi è tutto veloce. Sappiamo anche dire no, corregerci, darci dei limiti. E' una squadra e ci completiamo. Ogni persona ha il suo ruolo. Ed ogni ruolo è cruciale.
Quest'anno ho scolpito anche nel concorso singolo, il single block classic, ma non è andata bene. Ho rotto la scultura poco prima della fine. Sapevo che poteva succedere, ho rischiato. Ma nel concorso a squadre non potevo permettermi alcun errore -
La vittoria del concorso singolo è andata ad un giapponese, 65 anni, tra i numeri uno al mondo. Alaska, Paese del grande frdddo e dell'aurora boreale, per Mario è la più grande tela del pianeta che definisce "la più grande tela di Dio"
- Quello che ho provato quando ho saputo che avevamo vinto? Da una parte molta tristezza. Siamo sempre tristi al momento di ripartire. E' bello vincere ma stare assieme e lavorare in squadra è davvero emozionante -