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Business | 16 novembre 2019, 07:00

Essere disabile in Italia

Assenza delle istituzioni locali, di quelle nazionali, condizioni di vulnerabilità e servizi molto scarsi, supportati da poche risorse: sono questi i disagi che gli oltre 4 milioni di disabili italiani devono subire ogni giorno

Essere disabile in Italia

Assenza delle istituzioni locali, di quelle nazionali, condizioni di vulnerabilità e servizi molto scarsi, supportati da poche risorse: sono questi i disagi che gli oltre 4 milioni di disabili italiani devono subire ogni giorno. Il quadro con cui ci si avvia alla Giornata Internazionale delle persone con disabilità del prossimo 3 dicembre, è tutt'altro che florido. I dati che emergono infatti, fanno riflettere su quanto ci sia ancora da fare, per aiutare le persone che hanno disabilità a risolvere le problematiche che riguardano la vita professionale, quella personale e anche le esigenze più banali del quotidiano.

Lo studio sulle condizioni di vita dei disabili

Sono ancora molte le difficoltà che i disabili devono affrontare secondo quanto affermano i dati dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. Stando all'ultima stima Istat, i disabili in Italia sono 4 milioni e 360 mila, di cui 2 milioni e 600 mila sono over 65 e vivono al Sud.

Un terzo di queste persone vive in solitudine e ha sempre bisogno di aiuto. Più del 42,4% degli over 65 non ha nessuno che possa aiutarli. Una persona su cinque che ha superato i 75 anni non è più autosufficiente, mentre una su dieci che ha più di 50 anni, non riesce a svolgere tutte le sue azioni quotidiane in piena autonomia. A queste esigenze però, non sono state affiancate valide politiche istituzionali, per andare incontro ai disabili. Un quarto delle persone con disabilità non riesce a muoversi autonomamente e di conseguenza, ha bisogno di supporti e del superamento delle barriere architettoniche, non ancora raggiunto. Realtà come Allied Mobility sono le uniche in grado di risolvere questo problema, mentre invece le istituzioni governative non riescono ad abbattere del tutto le barriere architettoniche: la situazione si aggrava se si pensa al fatto che dei disabili italiani, il 5,3% non sente e il 6,6% è non vedente.

Viste tutte queste difficoltà, non stupisce sapere che più dell'8,5% dei disabili soffre di depressione in forma grave.

Il governo italiano e le chances mancate

Ad oggi, per cercare di risolvere questa situazione, le istituzioni governative dovrebbero cercare di mettere in campo maggiori opportunità lavorative e di carriera per chi soffre di disabilità. Inoltre, anche la possibilità di ottenere la migliore autonomia nei movimenti o supporti di vario genere per la routine quotidiana, potrebbe migliorare la qualità della vita dei disabili. Il supporto per ottenere cure mediche, quello invece per riuscire a socializzare e creare dei momenti di interazione, sono tutte le sfide che si chiedono di mettere in campo all'Italia. Però, nonostante questo, stando ai dati Istat, l'Italia è ancora uno di quei paesi europei che non ha raggiunto il termine massimo di utilizzo delle risorse per chi soffre di disabilità. Basti pensare che per il sistema di protezione sociale, i fondi che vengono spesi per i disabili sono circa 28 miliardi - relativi all'anno 2016 - quello oggetto di studio.

Si parla quindi semplicemente del 5,8% del totale rispetto a quanto è previsto per la spesa per la protezione sociale. Invece, la percentuale degli altri Paesi dell'Unione Europea arriva al 7,3% per lo stesso ambito, relativo ai disabili. Questa discrepanza di dati rispetto a quella che è la media dell'Unione Europea, fa ben capire come in Italia da un punto di vista governativo, ci sia ancora molto da fare.

Il monito che arriva dall'Osservatorio e in generale, dalle associazioni disabili di tutta Italia, è come un grido d'aiuto che non può più essere ignorato. Del resto, soltanto migliorando le prestazioni e la qualità della vita per i disabili, l'Italia potrà definirsi un paese civile e le istituzioni potranno finalmente assolvere a uno dei compiti principali che gli compete, ovvero tutelare i più deboli.

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