Business - 07 agosto 2020, 06:32

La COVID non ferma la prostituzione in Italia

In questo articolo ti raccontiamo come neanche la COVID-19 ha frenato la prostituzione in Italia, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia.

La COVID non ferma la prostituzione in Italia

Le conseguenze della COVID-19 alla fine del lockdown sono ancora dure per molte comunità. Il caso della prostituzione è realmente sanguinoso. In qualsiasi parte del mondo in cui si effettuino sondaggi su come la COVID ha colpito le prostitute, la risposta è sempre la stessa: il virus preoccupa, ma la situazione economica preoccupa ancora di più. Portali web importanti avevano consigliato ai loro utenti di rispettare le misure sanitarie indicate dalle autorità italiane.

In questo articolo ti raccontiamo come neanche la COVID-19 ha frenato la prostituzione in Italia, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia.

Perché la COVID non ha frenato la prostituzione in Italia?

I soldi o la necessità non sono stati l’unica causa che ha portato le prostitute a mantenersi operative. Nonostante la paura del contagio, questa comunità ha adottato misure di protezione nei confronti della COVID ed è rimasta al proprio posto offrendo i propri servizi. Tuttavia, alcune hanno visto ridurre il numero dei loro clienti a zero, il che non ha garantito loro nessun introito, ma altre donne, soprattutto quelle che avevano contratto debiti con la rete dello sfruttamento sessuale, hanno subito pressioni per continuare a esercitare. Allo stesso modo, i club hanno mantenuto delle zone aperte per fornire servizi a quella clientela considerata VIP o fissa e che non aveva problemi a violare il lockdown per raggiungere il locale.

Un’altra delle cause che hanno costretto le prostitute a continuare a lavorare nonostante il coronavirus sono state le stesse pressioni dei padroni che le costringevano a raggiungere il domicilio dei clienti. Questo è accaduto anche negli appartamenti, dove sono accorsi quei clienti che, dopo il lockdown, hanno ripreso le loro visite.

Così, tra le necessità e le pressioni dell’ambiente circostante, le prostitute non hanno cessato la loro attività nonostante la paura della COVID-19. Una situazione che ha reso la posizione delle prostitute in Italia ancora più vulnerabile, in quanto sono state costrette a sottomettersi a richieste che, qualora avessero avuto un numero fisso di clienti, non avrebbero accettato.

Quali altri motivi hanno mantenuto la prostituzione attiva?

Altri motivi per cui la prostituzione non si è fermata nonostante la COVID-19 sono stati legati al successo di un tipo di sesso che non prevede il contatto fisico e quindi più sicuro. Così, alcune prostitute sono passate alla prostituzione “online” per mantenere le loro entrate e non mettere a rischio la loro incolumità. Grazie al lockdown, il sesso online ha vissuto un discreto successo, una pratica per cui alcuni clienti hanno optato davanti alla paura dei focolai.

La prostituzione online tramite videochiamate o chiamate telefoniche ha rappresentato una via d’uscita per alcune prostitute in quanto le misure del governo italiano prevedono, tra i punti fondamentali, la mascherina negli spazi chiusi e il mantenimento della distanza di almeno un metro. Si tratta di misure che nel sesso si traducono nell’uso della mascherina, del gel idroalcolico, nel farlo in zone ventilate e privilegiando la masturbazione.

Comunque sia, la mancata frenata, o almeno il controllo dell’esercizio della prostituzione durante la COVID-19, sta ponendo nuovi problemi. Così in Italia, dopo il caso positivo di una prostituta, non è stato possibile realizzare una localizzazione completa dei clienti che avevano visitato il suo appartamento nei 14 giorni precedenti. Nessuno si è presentato per effettuare i test per non ammettere di essere ricorso a questi servizi, oltre a non aver superato l’imbarazzo di doverlo confessare al partner o di doverle chiedere di fare i test.



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