Altre notizie - 18 settembre 2020, 18:00

“Perché noi dobbiamo chiudere prima?”, l’arrière pays non ci sta

Non piace l’ordinanza del Prefetto che impone la chiusura di bar e ristoranti alle 23 nei comuni al di sotto del 2 mila abitanti. Si avvicina la stagione turistica invernale. Però…

Isola 2000

“Perché noi dobbiamo chiudere alle 23 e in città all' 1,30 (a Nizza alle 0,30)?”, se lo chiedono i gestori dei pubblici esercizi, dei bar e dei ristoranti delle piccole località delle Alpi Marittime che, dopo l’ordinanza del Prefetto relativamente al Covid 19, sono costretti a chiudere prima dei loro colleghi cittadini.

Un fatto che ai loro occhi appare un’ingiustizia, che in effetti obbliga i ristoranti ad abbassare le serrande verso le 22 e limita l’attività economica nelle piccole località in questa fine estate.

La preoccupazione non riguarda, peraltro, più di tanto la situazione attuale: l’estate sta finendo e le abitudini dei francesi che si recano a mangiare nei ristoranti dell’entroterra non va molto in là nell’orario.
La questione é che, fra pochi mesi, molte località (Isola, Auron innanzi tutto) si troveranno in piena stagione turistica e allora due ore e mezzo faranno la differenza davvero.

Per questo si é mossa la sindachessa di Isola, Mylène Agnelli, a fianco degli imprenditori delle “terre alte” del Dipartimento per evitare che il provvedimento prefettizio, che scadrà il prossimo 15 ottobre, possa essere rinnovato tale e quale con pesanti ricadute sulle località turistiche montane.

La questione é seguita anche da Jean-Paul David, sindaco di Guillaumes e Presidente dipartimentale dell’Association des maires ruraux de France che si chiede che senso abbia una rottura nell’uguaglianza fra realtà locali.
Il fatto è che, pare, si tratti di un grosso “pasticcio” burocratico.

La Prefettura, infatti, ha ricordato come la divisione fra comuni al di sotto e al di sopra dei 2 mila abitanti non sia stata creata dalla recente ordinanza suscitata dall’epidemia di Covid, ma da provvedimenti precedenti risalenti a molti anni fa.

E, in più, il potere derogatorio esiste e sarebbe in capo ai sindaci.
Un “non problema” dunque, dimostrazione che quando si tratta di applicare le leggi e soprattutto di saperle interpretare correttamente, dappertutto esistano problemi.
Qualcuno sussurra pure, chiedendo l’anonimato, che è “meglio lamentarsi che fare, assumendosene la responsabilità”.

 

Beppe Tassone