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Altre notizie | 04 ottobre 2020, 07:00

Arrière pays: il dramma di un territorio che il diluvio ha sconvolto (Foto, Video)

Intere vallate in ginocchio, dalla Roya, al Tinée, al Vesubie: morti, feriti, danni immensi. I due versanti, quello italiano e quello francese, uniti da distruzioni e lutti

Immagini dall'arrière pays

Immagini dall'arrière pays

Dispersi, disperazione, fango, morte: l’entroterra di Nizza e del Dipartimento delle Alpi Marittime è sconvolto da poche ore di diluvio che ha cambiato la geografia dei luoghi, che ha lasciato dietro di sé distruzioni, persone disperse (al momento 18) e l’impressione che molto faticherà a tornare come prima.

Immagini di vallate “benedette” dal clima, dal paesaggio, frequentate da ciclisti, appena percorse dal Tour de France che non sono più come prima.

La Valle Roya, che si lamenta, giustamente, per essere stata dimenticata rispetto ad altre aree egualmente e duramente colpite, è in ginocchio.
Chiuso il Tenda, con la nuova galleria in costruzione che ha pagato gli effetti dello scandalo e la strada che porta al tunnel con i suoi tornanti che non c’è più, il ponte caduto, le frane.
Non si può andare in Italia, verso Cuneo e verso Ventimiglia, le frane ostruiscono i passaggi e, in certi tratti, la strada è ridotta ad un sentiero.

In altre aree, come quelle del Tinée e del Vésubie, posti meraviglioso con le Alpi imponenti che fanno da guardia, sconvolte, con morti, case risucchiate dalle acque, linee elettriche cadute come bastoncini in un gioco per bambini.

E’ giunto il primo ministro Jean Castex per rendersi conto della gravità della situazione: 500 millimetri di acqua caduti in poche ore sono la metà di quanto ne sono precipitati in tutto il 2019 e il terreno compromesso non ce l’ha fatta ad assorbire.

Non è ancora il momento per calcolare i danni, il meteo oggi preannuncia ancora pioggia, ma le persone, qui, sono disperate.

Ancora una volta i due versanti delle Alpi, luoghi nei quali dialetti e canti si confondono, dove le parentele sono comuni e l’osmosi tra l’Italia e la Francia si fonde delle tradizioni occitane, sono uniti, ancora una volta nel dolore, nella disperazione, nell’essersi rimboccati le maniche per cercare di portare aiuto ai propri simili.

Se in Italia la foto simbolo del dramma è data dalle bare strappate dal piccolo cimitero di Garessio con i corpi che pietosamente contenevano (ultimo sfregio all’umanità e al rispetto), di qua dalle Alpi è una casa che, lentamente, ma inesorabilmente viene inghiottita dalle acque, crolla e frana nel fiume e sparisce per sempre.

Mille storie, mille “piccoli enormi problemi” che i giornali faticano a svelare e che le reti sociali raccontano in poche righe, sul web dove la disperazione rincorre la rabbia, l’impotenza si fonde con la speranza.

Un dramma umano che colpisce un territorio diviso, solo fittiziamente, dalle frontiere e che, per diverse ore, si è dimenticato del Covid, della pandemia, per darsi da fare e che intanto, scruta il cielo: questa domenica sarà lunga…davvero lunga!


Beppe Tassone

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