Ambiente - 12 aprile 2021, 07:00

La qualità dell’aria è migliorata in tutta la Regione, che fare per “non tornare indietro”?

I dati dei tre periodi di confinamento indicano sensibili diminuzioni nei livelli di inquinamento. Allo studio misure per farne tesoro dopo la pandemia

Rauba Cepu a Nizza, fotografia di Ghjuvan Pasquale

Rauba Cepu a Nizza, fotografia di Ghjuvan Pasquale

L’effetto della zona rossa e dell’annesso confinamento sull’ambiente sono stati oggetto di rilevazioni da parte delle agenzie regionali francesi per l’ambiente.

Le condizioni ambientali della Regione Provence-Alpes-Côte d'Azur meritano di essere analizzate prendendo quale punto di riferimento i tre confinamenti che il territorio del Sud Est francese ha dovuto subire a causa della pandemia.

Periodo dal 17 marzo all’11 aprile 2020 – 1° confinamento
E’ stato il più duro ed anche quello con maggiori restrizioni.
Secondo Atmosud il calo dell’inquinamento dovuto ad ossido di azoto è stato del 60% rispetto agli anni precedenti. Aumentate invece, nella prima parte, la presenza di particelle fini dovute all’utilizzo in alcune aree urbane di legna per il riscaldamento, dato che man mano che le temperature hanno subito rialzi è sceso fino a toccare quota 40% rispetto all’anno precedente


Periodo dal 30 Ottobre al 15 dicembre 2020 - 2° confinamento
Si è trattato di un confinamento molto meno drastico, con minori misure draconiane ed una maggiore possibilità di spostamento e con alcune attività ammesse rispetto al primo confinamento. Aperte anche le scuole e molti esercizi commerciali.
Nonostante ciò l’ossido di azoto presente nell’aria si è abbassato del 25% rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Una particolare rigidità climatica ha invece incrementato del 19% la concentrazione giornaliera di PM 2.5, segno anche di una maggior presenza fra le mura domestiche dovuta al telelavoro e alla chiusura o al rallentamento di molte attività.


Periodo dal 16 gennaio all’8 marzo 2021 - 3° confinamento
E’ stato il coprifuoco a giocare un ruolo importante nello spostamento delle situazioni di guardia. Ad esempio il picco della presenza del diossido di azoto, legato particolarmente al traffico veicolare, è stato anticipato di un’ora, alle 19 rispetto alle 20 degli anni precedenti. Picco peraltro ridotto rispetto ad analoghi periodi precedenti: si è infatti contratto a 32 µg/m3/h rispetto a 45 che era il precedente dato medio.

Secondo Atmosud l’effetto sulla qualità dell’aria respirata delle misure adottate per lottare contro la pandemia è stato quello di migliorare la situazione, un trend che dovrebbe poter essere mantenuto anche dopo la fine del periodo pandemico facendo tesoro delle indicazioni ottenute.

 

 

Le misure suggerite: spalmare gli orari delle attività, telelavoro e trasporti in comune, oltre alla creazione nei centri cittadini di aree a traffico limitato di tipo ambientale. Misure peraltro annunciate da tempo che prevedono la chiusura di aree centrali, l’imposizione di limiti di velocità anche attraverso nuove disposizioni viarie, l’utilizzo “concreto” della “vignette” CRIT'Air per escludere i veicoli più inquinanti dalle zone urbane.




Beppe Tassone

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