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Altre notizie | 24 dicembre 2021, 19:00

Un bagno purificatore: Natale è gioia di vivere, nonostante tutto (Foto)

Come non pensare al Manzoni e alla fine del contagio? Abbiamo scelto le immagini del bagno di Natale di Nizza perché danno spazio all’essenza di ogni essere umano, quella di saper reagire, di voler, in ogni caso, continuare a vivere

Bagno di Natale 2021 a Nizza

Bagno di Natale 2021 a Nizza

Speravamo potesse essere il Natale della definitiva riconciliazione, con il ritorno alla normalità, o quasi, invece la pandemia ha ripreso forza e per il secondo anno consecutivo, in queste ore, conviveranno speranze e timori: le contraddizioni di due anni che hanno cambiato la vita al mondo intero.

 

Ma è Natale, comunque, ed è giusto accoglierlo con un segnale di speranza, di gioia di vivere, di spensieratezza.

 

Abbiamo scelto le immagini del bagno di Natale di Nizza perché danno spazio all’essenza di ogni essere umano, quella di saper reagire, di voler, in ogni caso, continuare a vivere.

 

Un “bagno” visto anche come una sorta di rito pagano che purifica, che leva lo sporco del virus, della paura, della fragilità umana affidandosi ai sorrisi, alla gioia di vivere, anche al coraggio dei tanti partecipanti a questo tradizionale cimento che, a modo loro, ci indicano la strada da seguire.   

 

Del resto fu proprio l’acqua, piovuta dal cielo, nei Promessi Sposi di Manzoni, a liberare dalla peste.
“Appena infatti ebbe Renzo passata la soglia del lazzeretto e preso a diritta, per ritrovar la viottola di dov'era sboccato la mattina sotto le mura, principiò come una grandine di goccioloni radi e impetuosi, che, battendo e risaltando sulla strada bianca e arida, sollevavano un minuto polverìo; in un momento, diventaron fitti; e prima che arrivasse alla viottola, la veniva giù a secchie. Renzo, in vece d'inquietarsene, ci sguazzava dentro, se la godeva in quella rinfrescata, in quel susurrìo, in quel brulichìo dell'erbe e delle foglie, tremolanti, gocciolanti, rinverdite, lustre; metteva certi respironi larghi e pieni; e in quel risolvimento della natura sentiva come più liberamente e più vivamente quello che s'era fatto nel suo destino.



Ma quanto più schietto e intero sarebbe stato questo sentimento, se Renzo avesse potuto indovinare quel che si vide pochi giorni dopo: che quell'acqua portava via il contagio; che, dopo quella, il lazzeretto, se non era per restituire ai viventi tutti i viventi che conteneva, almeno non n'avrebbe più ingoiati altri; che, tra una settimana, si vedrebbero riaperti usci e botteghe, non si parlerebbe quasi più che di quarantina; e della peste non rimarrebbe se non qualche resticciolo qua e là; quello strascico che un tal flagello lasciava sempre dietro a sé per qualche tempo”.


Beppe Tassone

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