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Eventi | 17 settembre 2022, 19:15

Meno tasse più lavoro, a Piacenza un convegno per la ripartenza del Paese

Il punto di vista delle imprese: Ghisolfi guida il tavolo, Baravalle ospite della tavola rotonda con Sgarbi e Siri

Meno tasse più lavoro, a Piacenza  un convegno per la  ripartenza del Paese

Venerdì 16 Settembre alle ore 17 si è tenuto presso l'Auditorium Sant’Ilario di Corso Garibaldi a Piacenza un incontro pubblico per un confronto sulle proposte economiche per la ripartenza del Paese, primo tra tutti l’abbassamento delle tasse grazie alla Flat Tax per dipendenti e pensionati.

Sono intervenuti il senatore Armando Siri, candidato capolista alla Camera per la Lega nella lista proporzionale dell’Emilia Ovest, l’Onorevole Vittorio Sgarbi, candidato del centrodestra al Senato nel collegio uninominale di Bologna, l’Avv. Corrado Sforza Fogliani, presidente dell’associazione dei Liberali Piacentini e consigliere comunale e Luca Baravalle, imprenditore e presidente dell’omonima fondazione chiamato a dare voce al punto di vista delle imprese.

Un incontro importante, a ridosso delle elezioni del 25 settembre, per confrontarsi su un  tema fondamentale per il nostro futuro: la ripartenza del nostro Paese.

A coordinare e moderare il convegno, il banchiere e giornalista, Beppe Ghisolfi.

Ed è proprio quest’ultimo ad aprire il dibattito chiamando a parlare Vittorio Sgarbi con una domanda provocatoria: Come pensa di vincere contro Casini? (l’ex presidente della Camera e il critico d’arte si contendono il seggio per il Senato).  Sgarbi, pronto a fare un discorso a braccio e quindi sorpreso della domanda, ne rimane invece favorevolmente colpito. Ne segue un botta e risposta tra i due in cui Sgarbi ringrazia Ghisolfi per la sua domanda che ne denota intelligenza e competenza.

Lo slogan della tavola rotonda, aperta al pubblico è: meno tasse più lavoro.

Luca Baravalle, imprenditore piemontese, parte proprio da qui.

Perché ancora oggi, ci troviamo nuovamente qui a parlare di tasse e lavoro? Si chiede l’imprenditore. La risposta è evidente: perché siamo arrivati a un punto di collasso e di pericoloso non ritorno. La classe politica che ci ha governato negli ultimi decenni ha una grande responsabilità in tutto questo.  A rimetterci sono state soprattutto le famiglie e le imprese. Condivido assolutamente le parole di Armando Siri quando dice che la Flat Tax produrrà più risorse a disposizione delle famiglie italiane e questo significa anche più consumi, maggior produzione e di conseguenza più offerta di lavoro in tutti i settori.

L’intervento di Baravalle offre un interessante e amaro scorcio sul mondo del lavoro di oggi: si sono perse aspirazioni e obiettivi. I giovani non sanno cosa vogliono fare da oggi ai prossimi tre anni. Manca la progettualità, si tende a galleggiare, navigando a vista.

Prosegue il suo intervento riprendendo il tema del reddito di cittadinanza: questo strumento ha trasformato e compromesso il concetto di lavoro, soprattutto nelle nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro puntando a  lavorare il meno possibile in un ottica di assistenzialismo deleteria.

Come uscirne, dunque?

Uno degli interventi più urgenti del  prossimo governo dovrà essere senza dubbio l’introduzione della Flat Tax: ho degli amici imprenditori che hanno portato le loro aziende all’estero dove c’è la Flat Tax per pagare meno tasse.

E poi intervenire sul cuneo fiscale: un lavoratore che oggi l’impresa paga 2800 euro, se ne mette in tasca all’incirca 1200. E’ un gap inaccettabile. Il lavoratore deve guadagnare di più a pari spesa da parte dell’impresa.

A chiusura del suo intervento Baravalle affronta  il tema spinoso del caro energia, riportando la sua esperienza diretta: nel settore delle mie imprese gestiamo la trasformazione del latte. Nella fase dell’imbottigliamento il nostro costo delle bollette è passato da 30 a 120 mila euro al mese,  già dal mese di aprile. Tutto questo mentre l’utile netto rettificato di Eni, la società che detiene il monopolio energetico del nostro paese,  è salito di oltre sei volte rispetto al primo semestre 2021, stimato in 7 miliardi.  

Le aziende che non hanno una certa solidità e spalle abbastanza larghe non possono sopravvivere.

È la politica che deve intervenire immediatamente.

cs

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