Altre notizie - 09 novembre 2022, 18:00

La Francia ricorda Charles de Gaulle nell'anniversario della morte

Chi era il “generale” nell’analisi di Massimo Salvadori e nel ricordo di Christian Estrosi

Cinquantadue anni fa, il 9 novembre 1970, moriva, a Colombey-les-Deux-Églises, Charles de Gaulle, il Presidente della Repubblica francese che era nato a Lille il 22 novembre 1890.
Di lui così ha scritto lo storico Massimo Salvadori

Un generale con il culto della grandezza della Francia
Nessun francese nel 20° secolo ha sentito al pari di Charles de Gaulle il culto della Francia, alla cui grandezza ha dedicato la vita da quando era un giovane ufficiale fino a che divenne il capo del suo paese e uno dei maggiori leader politici mondiali.

Univa la forza del sentimento, l'idealismo, il coraggio a una mente lucida e all'inflessibile determinazione nell'azione. Negli anni bui seguiti alla sconfitta della Francia nel 1940 a opera della Germania nazista, fu l'eroe della riscossa nazionale

Un indomito generale che non accetta la sconfitta
De Gaulle nacque nel 1890 a Lilla e morì a Colombey-les-Deux-Églises nel 1970. Ufficiale di carriera, nella Prima guerra mondiale era stato fatto prigioniero nel 1916.

Divenuto colonnello, nel periodo tra le due guerre mondiali ebbe l'acutezza di comprendere come in un conflitto futuro un ruolo decisivo avrebbe avuto l'azione combinata di massicce formazioni di carri armati, protese allo sfondamento, con l'aviazione; ma le sue proposte di riorganizzare in tal senso l'esercito francese rimasero inascoltate, così che nel 1940 la Francia soccombette rapidamente ai Tedeschi, i quali avevano adottato proprio quella tattica.

Non accettando la sconfitta, dopo la costituzione del governo francese collaborazionista del maresciallo Henri-Philippe-Omer Pétain, de Gaulle si rifugiò a Londra; da qui, semplice generale di brigata, il 18 giugno 1940 lanciò un appello ai Francesi esortandoli alla lotta a fianco della Gran Bretagna. Fondò il movimento della Francia libera e divenne il leader del Comitato di liberazione nazionale.

Entrato da trionfatore a Parigi il 26 agosto 1944, fu nel 1944-45 il capo dei primi governi provvisori, rassegnando però le dimissioni quando un suo progetto di riforma costituzionale diretto a rafforzare i poteri dell'esecutivo venne respinto. Diede quindi vita a un movimento politico, il Rassemblement du peuple français (1947), ma, trovandosi isolato, lo sciolse poco dopo per ritirarsi a vita privata.

In politica estera fu un acceso nazionalista; egli riteneva che alla Francia spettasse un ruolo propulsore all'interno dell'Europa. Di fronte alla soverchiante potenza degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, accettò l'idea della necessità che l'Europa, indebolita e divisa, procedesse cautamente nella direzione di un'integrazione tra gli Stati in grado un giorno di unire la sua parte occidentale anche a quella orientale: dall'Atlantico agli Urali.

Dalla crisi algerina alla presidenza della Repubblica
Nel 1958 la Francia era caduta in una crisi senza via di uscita per il precipitare della situazione in Algeria, dove il tentativo di sconfiggere le forze dell'insurrezione anticolonialista stava naufragando.

In questa situazione di tensione de Gaulle tornò trionfalmente al potere e fece varare una nuova costituzione che, con la sanzione di un referendum popolare, portò alla nascita della Quarta repubblica, basata sul ruolo primario del presidente.

Respinti i propositi di rivincita dei colonialisti, fondato un suo partito e vinte le elezioni, alla fine dell'anno de Gaulle fu eletto presidente. Quindi avviò le trattative che condussero nel 1962 all'indipendenza dell'Algeria.

Restò al potere fino al 1969. In politica estera fu critico verso l'intervento americano in Vietnam, firmò nel 1962 un trattato di cooperazione con la Germania federale in uno spirito di riconciliazione con il vecchio nemico, auspicò la formazione in prospettiva di un'Europa delle patrie in autonomia dalle superpotenze.

Allorché nel 1968 scoppiò il grande movimento di contestazione operaia e studentesca, l'affrontò con decisione: da un lato promise riforme, dall'altro indisse nuove elezioni che furono per lui un successo.

Ma, dopo che nel 1969 un suo progetto di riforma istituzionale era stato respinto da un referendum popolare, reagì ritirandosi definitivamente dalla vita politica e lasciando la guida del movimento da lui avviato, quello gollista, a Georges Pompidou, che venne eletto presidente della Repubblica.

Questo il ricordo del “generale” del Sindaco di Nizza Christian Estrosi

"Era l'uomo del 18 giugno, l'uomo della Liberazione, l'uomo della Quinta Repubblica, l'uomo che ha segnato e ispirato tante generazioni dopo di lui. Incarnava l'ideale di una Francia forte e orgogliosa, unita, essenziale a livello internazionale. Il nostro dovere di francesi e repubblicani è di continuare su questa strada e di dare vita a questa eredità, di dare vita a questa Francia che ha portato nel mondo i valori umani più belli e più grandi.

Eppure la lotta per la Francia non è cessata col suo appello il 18 giugno 1940. Come ha detto, non c'è gloria più grande di quella degli uomini che non si sono arresi. In questi tempi in cui la nostra Repubblica vede minacciati i nostri valori, il nostro dovere di francesi è di resistere in unità.

Non cediamo nessuna delle nostre libertà, delle nostre vite a coloro che fanno guerra contro di noi fin nel cuore delle nostre chiese. In questo modo renderemo il miglior tributo al generale Charles De Gaulle".


Beppe Tassone