Quando si prende in affitto un alloggio e la pigione è “importante”, la tentazione di subaffittarlo, in determinate circostanze, è forte, ma non si può.
Molto spesso, infatti, avviene che nel periodo estivo (e non solo, durante il carnevale a Nizza o durante il Festival a Cannes questo avviene piuttosto regolarmente) l’affittuario parta per le vacanze e decida si subaffittare a terzi, magari ricorrendo alle piattaforme digitali, il proprio alloggio temporaneamente vuoto.
Il rischio è quello di trovarsi con contratto revocato dal proprietario e con un contenzioso con il comune.
Cosa s’intende per subaffitto
La cessione, anche per un modesto periodo di tempo, dell’alloggio che si ha in locazione (sia che si sia presenti, sia che in quel periodo si dimori altrove) per ricavarne una utilità o anche solo per condividere le spese che si devono sostenere.
La regola ha due eccezioni più che comprensibili:
- L’ospitalità di una persona (non importa se dello stesso o di diverso sesso) per ragioni sentimentali;
- L’ospitalità di persone che sono legate da vincoli di parentela.
In questi due casi non si tratta, infatti, di subaffitto, ma di ospitalità.
Nell’ipotesi s’intenda ricavare un’utilità finanziaria dalla cessione di tutto o di parte dell’alloggio in affitto è necessario ottenere l’assenso del padrone di casa.
Costui può assentire o può dissentire e, in quest’ultimo caso, non è necessario che motivi il proprio no, al quale l’affittuario deve attenersi.
Occorre tenere conto che, in caso di sublocazione, è necessario dichiarare il provento nella denuncia dei redditi ed anche versare la tassa di soggiorno al comune.
Il rischio è quello di pagare sanzioni ben più salate di quanto si è ricavato e di trovarsi senza casa, magari costretti anche a rimborsare danni e interessi al proprietario.
Beppe Tassone