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Eventi | 14 maggio 2023, 18:00

Mougins: “Amexica: Marie Baronnet”, una mostra che contrappone realtà e contraddizioni (Foto)

In Amexica, la fotografia è un campo di battaglia: una lotta tra comunità, culture e paesi. Soprattutto, si assiste ad una lotta spietata tra individui e tra generi

© Marie Baronnet Migrants traversant la frontière du côté américain Naco, Arizona, États-Unis, 2010

© Marie Baronnet Migrants traversant la frontière du côté américain Naco, Arizona, États-Unis, 2010

Il Centre de la Photographie de Mougins propone, fino al 4 giugno 2023, la mostra “Amexica: Marie Baronnet”. Si tratta della seconda parte di una ricerca in due parti intitolata "Ce qui nous arrive ici, en plein visage", secondo l'espressione di Théodore Monod.

© Marie Baronnet Javier, 4th Avenue Jail prison. Phoenix, Arizona, États-Unis, 2011

Sul confine che separa Stati Uniti e Messico si erge una barriera, un sinistro muro noto a tutti. Da solo, incarna tutti i muri e i rifiuti dell'altro. In Amexica, la fotografia è un campo di battaglia: una lotta tra comunità, culture e paesi. Soprattutto, si assiste ad una lotta spietata tra individui e tra generi.

© Marie Baronnet Matelas Naco, Mexique, 2010

In un territorio contraddistinto dall’aggressività, le contraddizioni non possono essere risolte agevolmente: si tratta si un'arena dove, alla fine, sono sempre gli stessi a dover ammettere la sconfitta.
Scissione razziale, scissione di classe, tutto qui è contrapposto in un confronto in cui uno dei protagonisti implora e l'altro umilia.

© Marie Baronnet Franchir la ligne Naco, Mexique, 2010

Mondo binario, alternanza di accecante luce naturale e oscurità, precarietà contro abbondanza, città e deserto, bricolage e raffinatezza, milizie contrapposte a coyote, come se questa parte del mondo funzionasse solo in termini schematici!
Bisogna ammettere però che nelle sere di luna piena, nell'alternarsi del giorno e della notte, si gioca la lotta tra due forze, tra due pulsioni, quelle della vita e della morte, dell'amore e dell'odio. La linea di demarcazione indica chiaramente il territorio del padrone e il territorio del debole.

© Marie Baronnet Miroir, outil de communication entre migrants Naco, Mexique, 2010

Da parte degli Stati Uniti, il muro è il punto di partenza di una psicosi generalizzata, una negazione della realtà condivisa da una comunità ansiosa. Chiudere il confine significa "proteggere il popolo contro la criminalità" e conferire al muro un carattere sacro.
L'opera vuole essere "impenetrabile, bella e solida" (Donald Trump), pianificata su 3.200 chilometri, delimita i confini della civiltà contro questi moderni "barbari".

© Marie Baronnet Glen Spencer, militant d'extrême droite luttant contre l'immigration clandestine Tucson, Arizona, États-Unis, 2011

In una sequenza fotografica dedicata alla rappresentazione di una realtà apocalittica al confine tra Messico e Stati Uniti, Marie Baronnet non lascia nulla nell'ombra. Usa colori audaci, spesso contrastanti con una tonalità crepuscolare: la fotografa fa emergere la natura di un conflitto che lacera le comunità. La sua attenzione si concentra su momenti casuali che rendono intelligibile il processo, l'apartheid creata dal muro, ritratto per ritratto, per cogliere il dramma che attende i suoi protagonisti.Il Centre de la photographie de Mougins si trova in Rue de l'Église 43.

Beppe Tassone

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