Dal 1° ottobre 2025 i consumatori avranno uno strumento in più per scegliere in modo consapevole i propri acquisti di moda.
Le aziende del settore tessile che lo desiderano potranno infatti esporre, sui capi in vendita nei negozi o online, un’etichetta con un indice numerico che misura l’impatto ambientale del prodotto.
Il sistema, su base volontaria, assegna a ogni indumento un punteggio in “punti d’impatto”. Più alto è il numero, maggiore sarà il costo ecologico del capo per il pianeta.
Il calcolo si basa sull’intero ciclo di vita del prodotto: dalla produzione delle materie prime fino allo smaltimento come rifiuto.
Tra i criteri presi in considerazione figurano il consumo d’acqua e di altre risorse naturali, l’uso di prodotti chimici in fase di coltivazione o lavorazione, i mezzi di trasporto utilizzati, le emissioni di microfibre durante il lavaggio, la possibilità di riciclo o riparazione e la durata nel tempo.
A regime, il sistema terrà conto anche della resistenza fisica dei tessuti all’usura.
L’indice non ha un limite massimo di punti: l’obiettivo non è “premiare” o “bocciare” un capo, ma consentire confronti tra prodotti simili.
Così, ad esempio, un punteggio di 1.000 punti rappresenta un impatto elevato se si tratta di un paio di calzini o di un body per neonato, ma appare relativamente basso se attribuito a un jeans o a un cappotto, che richiedono più risorse per essere realizzati.
Secondo il Ministero della Transizione Ecologica, il nuovo sistema dovrebbe aiutare progressivamente i cittadini a sviluppare i propri punti di riferimento, rendendo più semplice valutare il costo nascosto della moda sull’ambiente.