A partire dalla fine del 2026, avere un conto in rosso costerà molto più caro. La Banque de France ha annunciato che, dal 20 novembre 2026, lo scoperto bancario e la cosiddetta facilité de caisse saranno considerati a tutti gli effetti crediti al consumo, soggetti quindi alle stesse regole, verifiche e obblighi informativi dei prestiti tradizionali.
La misura deriva dall’ordinanza 2025-880 sul credito al consumo, approvata dal governo francese il 3 settembre, che recepisce la direttiva europea del 18 ottobre 2023.
L’obiettivo ufficiale è garantire maggiore trasparenza sui costi e sui tassi applicati, ma la riforma rischia di complicare la vita a molti correntisti.
Maggiori controlli, meno automatismi
Finora lo scoperto era spesso concesso in modo automatico, anche per piccole somme. Con le nuove regole, invece, le banche dovranno valutare la solvibilità del cliente, la sua situazione finanziaria e le eventuali segnalazioni di insolvenza.
Fino a 200 euro di scoperto non cambierà molto. Ma oltre questa soglia scatteranno controlli approfonditi: redditi, spese, debiti e perfino il fichier des incidents de crédits saranno passati al setaccio.
Per ottenere, ad esempio, uno scoperto autorizzato di 400 euro, un cliente con 1.000 euro di spese fisse mensili dovrà guadagnare oltre 5.000 euro netti al mese.
I più fragili rischiano l’esclusione bancaria
Gli esperti temono che la riforma finisca per penalizzare le famiglie meno abbienti, già provate dall’inflazione. Ottenere un piccolo margine di liquidità sarà più difficile e richiederà tempi più lunghi, accentuando le disuguaglianze.
La Banque de France assicura che le autorizzazioni di scoperto già in corso non saranno toccate, ma le associazioni dei consumatori restano scettiche: «Molti cittadini rischiano di trovarsi in difficoltà», avvertono.
Il vero problema sono le commissioni, non le regole
Per Alain Bousquet, esperto del settore bancario, il provvedimento colpisce il bersaglio sbagliato: «Non è lo scoperto che va regolamentato, ma i costi bancari. Le banche applicano già limiti precisi e, oltre tre mesi di scoperto, propongono un vero credito al consumo. Le regole esistono già».
Bousquet denuncia che le commissioni bancarie, nate per compensare la caduta dei tassi d’interesse, sono ormai diventate eccessive: «Invece di introdurre nuove restrizioni che penalizzano i più fragili, il governo avrebbe dovuto intervenire su questi costi. Così si rischia di creare un nuovo problema e di aggravare la crisi del credito».