Un ritrovamento inatteso sta attirando l’attenzione della comunità scientifica: una vasta colonia di Cladocora caespitosa, corallo mediterraneo raro e minacciato d’estinzione, è stata individuata nel porto della Rague, a Mandelieu-la-Napoule, nelle Alpi Marittime. Il gisement si trova appena a due metri di profondità, un ambiente che in apparenza non avrebbe dovuto ospitarlo.
Le prime immersioni effettuate dai ricercatori dell’associazione NaturDive, tre anni fa, avevano subito evidenziato alcune colonie sparse. Le esplorazioni successive hanno però rivelato un quadro ben diverso: nel bacino portuale sarebbero presenti oltre duecento esemplari, una densità considerata eccezionale per questa specie vulnerabile.
Il Cladocora caespitosa, noto anche come “corallo a cespuglio”, è fortemente esposto agli effetti del riscaldamento delle acque e al sovraffollamento turistico in molte aree del Mediterraneo.
Nel porto della Rague, però, la relativa chiusura delle acque offrirebbe condizioni tali da limitare gli stress esterni, favorendo la sopravvivenza di colonie che possono raggiungere i 50 centimetri di diametro e vivere tra i 5 e i 600 metri di profondità.
Da quando il sito è stato individuato, i ricercatori di NaturDive lavorano alla salvaguardia di questo habitat, sottolineando come la scomparsa del corallo comporterebbe la perdita di micro-récifs fondamentali per numerosi crostacei e altre specie marine.
L’obiettivo attuale è comprendere meglio quali organismi siano associati a queste strutture e quale ruolo ecologico svolgano.
Per sostenere il progetto, una fondazione attiva nella tutela ambientale ha recentemente messo a disposizione 50.000 euro, fondi che consentiranno di mappare l’intera area, quantificare le colonie presenti e definire strategie efficaci di protezione.
Nonostante il porto sembri in teoria un ambiente ostile, soggetto a variazioni termiche, sedimentazione e inquinamento, alcune colonie mostrano una resilienza che gli studiosi definiscono sorprendente. Un fenomeno che potrebbe rivelarsi prezioso per comprendere la capacità di adattamento di una delle specie più emblematiche e più fragili, del Mediterraneo.