- 03 marzo 2010, 18:10

Da Radio Monte-Carlo, speciale intervista a Maurizio Di Maggio. I successi

"Perché la radio è una storia raccontata bene. Sei lì. Entri nella casa, entri nella macchina di qualcuno. Come se ci fossi. Ma senza la presenza fisica" Maurizio Di Maggio

Maurizio Di Maggio negli studi di RMC

Maurizio Di Maggio negli studi di RMC

La "Voice" di Radio Monte-Carlo Maurizio Di Maggio si racconta a Montecarlonews.it - II Parte

Maurizio Di Maggio  prima di entrare a RMC:

...Ero giornalista, un po’ scrivevo, avevo delle collaborazioni, dirigevo un paio di radio mettendo la firma per la testata, facevo il disk Jockey, facevo lo speaker pubblicitario, facevo un po’ di televisione, facevo il copy pubblicità. La prima buona occasione che fosse arrivata fra questi 5 tipi di lavoro, l'avrei presa subito-

Ho mandato in giro dei provini, ho mandato dei  curricula, mi sono fatto conoscere, ho telefonato di qui e di là e la prima risposta utile che ho avuto, tra i cinque lavori che facevo - giornalista, copyrighter, discoteca, pubblicitario, radio DJ - è stata Radio Monte-Carlo. Avevo già provato l’anno prima ma mi avevano risposto picche. La seconda volta, tramite un provino di 105 è andata bene. Sono andato a Monte-Carlo per la prima volta.  

Non conoscevi il Principato di Monaco?    

- Assolutamente nulla, non sapevo nemmeno dove parcheggiare. Per cui sono arrivato in ritardo, non sapevo fosse così lontano, non conoscevo i tempi, nulla. Mi sono fatto conoscere, ricordo che era il 25 aprile e ricordo un traffico pazzesco al ritorno in autostrada. Dal primo di maggio - appunto - sono venuto ad abitare a Monaco. Primo di maggio 1988. Il primo impatto è stato bello perché per un mese ho vissuto nella club house al Montagel. Una casa che ospitava lo staff di passaggio parte della radio. In seguito ho trovato casa al Montagne, vicino al Casino. Un aneddoto curioso è che quando giravo a piedi per le strade di Monaco, nota che ero sempre vestito in un modo piuttosto strano di nero con il cappello, "molto DJ", la Polizia mi fermava spesso – non solo la Polizia anche alle poste – per controllare i documenti. Come in un film poliziesco, lentamente, tiravo fuori la mia carta temporanea, che attestava appunto che ero in attesa di prendere la residenza. Una volta arrivati a leggere che ero un DJ, la reazione era tipicamente francese  – Ah! Artist! Allez-y Monsieur… -  

Anche perché qui a Monaco le forze dell’ordine sono severissime…

- Assolutamente! Infatti la stessa sorte è toccata anche ad Awana Gana, lo fermavano ogni tre per due. Lui non usa i nemmeno i cappotti, va direttamente in giro con il tabarro. Ancora oggi. Puoi immaginare…-

Dagli inizi a Monaco in Radio Monte-Carlo ,come si è consolidata la tua carriera?

- Avendo lavorato già in numerose discoteche di buon livello ho avuto anche l’occasione di lavorare al Jimmyt’z. Dalla mia seconda estate in Monaco ho inziato a mettere i dischi. Anche quello è stato un buon trampolino -

E poi arriva il tuo “In Viaggio con Di Maggio”

- Facciamo un salto di dieci anni. Radio Monte-Carlo andava molto bene, cresceva. Fino a che non ha vissuto un momento di “crisi di identità”. Per un periodo abbiamo trasmesso da Milano. Era un momento di cambiamento, eravamo indecisi anche sugli argomenti da sviluppare in radio. Dal ritorno di un mio viaggio - ero appena ritornato da Cuba - decisi di consacrare un intera punata raccontando questa esperienza, con entusiasmo, descrivendo il mio trascorso cubano. Ecco cosa ha fatto scattare il “Viaggio con Di Maggio”. Un collega di radio 105, Andrea Del Sabato, rimase molto colpito da quella puntata, da lì l’idea, tra un disco e l’altro, di raccontare esperienze di vaggio -

Del resto i viaggi così come la musica sono per tutti…  

Mah sai magari agli ascoltatori interessa di più la musica o i pettegolezzi su Madonna ed altri. Però c’è anche la persona che sente parlare dell’ “altra parte del mondo” e sogna. Perché la radio è una storia raccontata bene. Sei li. Entri nella casa, entri nella macchina di qualcuno, come se ci fossi ma senza la presenza fisica. Non puzzi, non sporchi, non occupi spazio. Ma sei all’interno. La tua voce riempie l’abitacolo di una macchina, la stanza di una casa o la cucina…da dove ti ascoltano. Come uno che parla al tavolino di un bar, con 4 amici intorno, come adesso. Se li e racconti la tua esperienza. Devi essere amicone, ma non troppo. Vantarti, ma non troppo. Raccontare quello che hai visto con i tuoi occhi, in maniera da far partecipare gli altri. Se pensi questo e usi il microfono in questa maniera, entri davvero nelle case e nel cuore della gente. La radio non morirà mai, perché racconta storie a colori e a basso costo -  

Sara Contestabile

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