Si sta avviando alla sua conclusione, il Printemps des Arts di Montecarlo. Edizione n° 28 quella di quest'anno, la decima che vede alla testa della direzione artistica Marc Monnet. Noi lo abbiamo incontrato per un bilancio anticipato su questa rassegna storica, che non conosce crisi, in termini di partecipazione.
Questo festival musicale, che vanta la presidenza di S.A.R. la Principessa Carolina di Hannover, è sempre molto atteso ed apprezzato dal pubblico, ad ogni edizione presente numeroso e sempre internazionale. Un'apertura con Galliano e l'accordeon, quest'anno, apprezzati anche tutti gli altri accordeonisti che hanno partecipato: dalla Bretagna all'Italia, dai Paesi Baschi all'Irlanda.
Come fa a creare di volta in volta emozioni nuove ed a stupire? Che è anche un po' la finalità di questo festival.
- Rifletto sempre sull'avere un'organizzazione che offra la diversità al pubblico, con proposte molto diverse. Abbiamo avuto l'accordeon, il ciclo dedicato a Bruckner con le più grandi orchestre d'Europa - tra cui la Filarmonica di Montecarlo. Siamo andati alla scoperta della musica del Medioevo e tra i momenti più originali, la giornata sorprendente: che quest'anno si è svolta all'Auditorium Rainier III in un melange originale con orchestra, installazioni in tutto l'Auditorium ed anche fuori, con l'installazione di luci nel tunnel. Ed anche danza, giochi elettronici. E poi la notte del tamburino... -
Il pubblico è ormai fedele a questa rassegna.
- In 10 anni non abbiamo mai avuto cali di pubblico. Le reazioni delle persone a quanto offriamo, sono generalmente di grande qualità ed il pubblico è assoutamente internazionale e naturalmente un'ampia parte viene dall'Italia -
Parliamo di crisi: quest'anno anche nel Principato si è parlato di tagli alla cultura. Come fate a mantenere un festival di qualità in un regime di maggiore austerity?
- Ritengo che la cultura sia capitale. Anche nei tempi di crisi, anzi soprattutto. Credo che oggi non vi sia abbastanza ottimismo, la società oggi non è molto ottimista. E l'arte qui può giocare un ruolo molto importante, essenziale. L'arte stimola la sensibilità, il pensiero. E' spirituale e fondamentale per l'equilibrio umano. Entra in gioco la nozione del valore nella società. E si sa: il denaro non fà la felicità -
La crisi ha colpito anche il Printemps des Arts?
- Abbiamo avuto dei tagli dal Governo monegasco dell'8% in meno per il Printemps des Arts. Ma abbiamo riequilibrato grazie all'intervento della banca Martin Maurel Sella che ha giocato un ruolo molto importante. Forzatamente abbiamo una gestione più difficile. Anche perchè il programma viene deciso 3 anni prima e quando abbiamo il programma non abbiamo ancora il budget. Va anche detto che negli ultimi 3 anni, abbiamo avuto sempre la stessa cifra ed alcune spese sono aumentate. E' più difficile insomma. Penso che la cultura debba essere prioritaria oggi, per quello che porta: non solo in termini di cultura in sè, ma di immagine -
In che senso?
- Abbiamo ormai una fama ed un'immagine molto importanti. E' uscito un importante articolo su le Monde, sono stato in diretta su Radio Classica, ho rilasciato un'intervista per la RAI...per fare qualche esempio. Non si deve parlare solo in termini di contabilità, perchè il Printemps des Arts porta molto di più che il mero guadagno dai biglietti. Un esempio: noi lavoriamo con l'Unione Europea di Radiodiffusione, organismo europeo che ha portato e diffuso in nostro festival sino in Corea. Se dovessimo contabilizzare questo? Verrebbe una cifra importante -
Come vede il futuro?
- Tecnicamente e artisticamente siamo pronti. Ma non sappiamo appunto di preciso ancora il budget. Speriamo che altre partnership vengano ad aggiungersi. Anticipazioni? Non vi dirò assolutamentenulla, nemmeno sotto tortura -





