Business - 28 novembre 2018, 19:00

Thierry Henry al Monaco. Allenare non è giocare

Molti sono i casi di ex calciatori che sono voluti tornare nel mondo che li ha visti crescere e trionfare sotto forma di allenatori

Thierry Henry al Monaco. Allenare non è giocare

Il calcio non è una scienza esatta. In quanto sport e attività ludica che è arrivata a diventare un business e un evento culturale di livello assoluto, presenta una serie di possibilità e di carriere anche per la stessa persona. Molti sono, infatti, i casi di ex calciatori che sono voluti tornare nel mondo che li ha visti crescere e trionfare sotto forma di allenatori per continuare a vivere della loro passione.

Franz Beckenbauer a Zinedine Zidane, passando per Diego Armando Maradona, sono solo alcuni esempi di ex campioni che hanno provato a reinventarsi diventando tecnici. L'ultimo caso è quello di Thierry Henry, che da poco si è seduto sulla panchina dell'As Monaco, squadra nella quale si formò negli anni '90 e con la quale debuttò in Ligue 1.

Dopo aver silurato l'allenatore portoghese Leonardo Jardim, il club monegasco aveva deciso di puntare sul suo ex pupillo, che era stato anche secondo di Roberto Martinez sulla panchina del Belgio. Tuttavia, almeno per ora, non si vedono benefici effettivi in seguito all'arrivo dell'ex attaccante sulla panchina dello stadio Louis II. Dopo quattro giornate di campionato, infatti, Henry ha ottenuto soltanto un punto, frutto di un pareggio, mentre è stato sconfitto in ben tre occasioni, il che lo ha messo nell'occhio del ciclone.

L'ex attaccante della Juventus, che per le quote scommesse sulla Serie A di Betfair è la grande candidata allo Scudetto di quest'anno, è arrivato come un possibile salvatore della patria al Monaco ma per ora non sembra aver portato delle direttive tattiche e delle idee che potessero cambiare la tendenza negativa della squadra monegasca. Henry si sta trovando dunque di fronte a una situazione chiara: allenare non è come giocare. Se, infatti, da attaccante era un portento della natura e riusciva ad esprimere alla grande il suo talento di cannoniere e di rifinitore, ha scoperto che dover insegnare calcio e soprattutto trasmettere delle idee ad altre persone è molto più difficile che disimpegnarsi istintivamente come giocatore. 


"Thierry Henry" by  (CC BY 2.0)

Allo stadio Louis II i tifosi stanno vivendo una situazione kafkiana, con la squadra all'ultimo posto con 7 punti, il tutto due anni dopo la vittoria dell'ultimo titolo nazionale con Kylian Mbappe come grande protagonista. Lontani sono i tempi in cui lo stesso Henry faceva il fenomeno in campo a suon di goal, giocate impressionanti in velocità e dribbling fulminanti. I suoi 20 goal in maglia biancorossa nella sua prima esperienza da calciatore professionista gli servirono per essere adocchiato dalla Juventus, per poi andare all'Arsenal, dove avrebbe fatto la storia del club. Adesso gli si chiede di fare un miracolo per salvare la squadra del Principato da una retrocessione che sarebbe tragica, soprattutto dopo l'arresto del presidente Dimitri Rybolovlev. La serie di infortuni in seguenza che han falcidiato la rosa a disposizione di Henry ha complicato ulteriormente la situazione e all'ex attaccante spetta adesso l'arduo compito di far uscire da questo pantano una squadra con un potenziale da competizioni europee.

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