Altre notizie - 11 aprile 2021, 08:00

Il Belem tristemente ormeggiato a Port Canto attende…di tornare a navigare (Foto)

E’ tutto prenotato, così come tutto è pronto per tornare ad accogliere le tante persone che ogni anno salgono a bordo per visitare il veliero. Ora è tutto fermo e “il piatto piange”, una perdita netta, nel 2020, valutata in un milione e mezzo di euro, con tante incognite per il 2021

Il Belem

Il Belem

Il tre alberi "Belem" è una delle “vittime collaterali” della pandemia di Covid 19 che lo ha costretto all’inattività ormai da un anno.

E’ ormeggiato al Port Canto in attesa di poter riprendere il largo e di rispettare, se sarà possibile, un calendario che prevedrebbe 19 viaggi nel Mediterraneo tra l’l1 giugno e il 30 a settembre.

 

E’ tutto prenotato, così come tutto è pronto per tornare ad accogliere le tante persone che ogni anno salgono a bordo per visitare il veliero.

Ora è tutto fermo e “il piatto piange”, una perdita netta, nel 2020, valutata in un milione e mezzo di euro, con tante incognite anche per il 2021.

 

I Belem è l'ultimo veliero francese del XIX secolo ancora in navigazione.

Questa la storia del veliero come riportata dal sito Barche d’epoca e classiche.

Varato nel 1896 presso il cantiere navale Dubigeon a Chantenay sur Loire, il brigantino a palo Belem, lungo 58 metri, iniziava la sua carriera come nave da carico transoceanica per l’importazione in Francia di fave di cioccolato destinate alle pasticcerie francesi.

 

Dopo parecchi anni di onorato servizio venne acquistato nel 1914 dal Duca di Westminster che lo trasformò in yacht da diporto, predisponendo anche una sala macchine che prima non esisteva, per l’alloggiamento di 2 motori da 575 hp. Belem quindi cambia bandiera.

Viene successivamente venduto nel 1921 a Sir Arthur Ernest Guinness, il quale ne completa l’allestimento e ne cambia il nome in Fantôme II. Oltre ai numerosi viaggi compiuti con Fantôme, il log registra anche un giro del mondo compiuto tra il 1923 ed il 1924.

Nel 1951 viene acquistato dal Senatore Vittorio Cini per essere utilizzato come nave scuola del Centro marinaro dell’isola di S. Giorgio Maggiore a Venezia. Oltre alla bandiera cambia nuovamente nome e viene ribattezzato Giorgio Cini, nome del figlio del Senatore prematuramente scomparso in un incidente di volo. Anche l’armo subisce una variazione e viene trasformato in nave-goletta o barco-bestia.

Dal 1951 al 1967 ha formato numerosi marinaretti. I marinaretti avevano un’età compresa tra i 5 ai 16 anni e alloggiavano 365 giorni l’anno presso l’Istituto Scilla facente parte del Centro Marinaro, quest’ultimo nato nel 1952. L’Istituto Scilla, fin dal 1906, era un’istituzione caritatevole veneziana che accoglieva gli orfani di pescatori o marittimi, per dare loro un’istruzione ed insegnare mestieri legati alla navigazione marittima. La loro nave scuola, “giorgetta” come veniva chiamata affettuosamente, veniva utilizzata anche come nave per crociera-scuola nei mesi estivi. 

Nel 1967 l’ultima crociera. I costi per il mantenimento ed il riallestimento per sopperire alle nuove norme per continuare ad utilizzarla come nave scuola la costringono al disarmo. Resterà a S. Giorgio sino al 1972, quando i Carabinieri decidono di far fronte alle spese necessarie per il riallestimento ed utilizzarla a loro volta come nave scuola. Viene quindi portata ai Cantieri Navali ed Officine Meccaniche di Venezia, in Arsenale. Tra il 1972 ed il 1974 vengono sostituiti i motori e il veliero viene riportato all’armo originale di brigantino a palo. Nell’occasione vengono spesi centinaia di milioni di lire.

La Fondazione Cini, ancora proprietaria, non ha i mezzi per saldare i conti ed i Carabinieri, non avendo ufficialmente ricevuto in consegna il brigantino, non intendono farsene carico. Pertanto la Fondazione decide di cedere il Giorgio Cini ai Cantieri stessi i quali, per rientrare delle loro spese, lo mettono in vendita al miglior offerente. Il 1977 vede la mobilitazione generale dei veneziani che, appresa la notizia, vogliono che resti a Venezia. Belle parole, articoli sul Gazzettino di Venezia, appoggi delle Istituzioni, banche ecc., ma non si riesce a raggiungere la cifra di circa 1 miliardo di lire per acquistarlo, nemmeno con sottoscrizioni spontanee da parte di cittadini ed imprese.

Così, il 15 agosto del 1979, parte da Venezia per andare in Francia. La “giorgetta” torna alla bandiera originaria e ricambia per l’ultima volta il nome in Belem. 

Ora il Belem è ormeggiato al Port Pierre Canto di Cannes in attesa di poter tornare a solcare i mari.

Beppe Tassone

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