Business - 23 maggio 2025, 09:37

SEO e Intelligenza Artificiale: come cambia la ricerca con ChatGPT e AI generativa

L’intelligenza artificiale generativa, con strumenti come ChatGPT, Gemini e Claude, non è solo una nuova tecnologia, ma un vero e proprio cambio di paradigma nel modo in cui gli utenti interagiscono con l’informazione.

SEO e Intelligenza Artificiale: come cambia la ricerca con ChatGPT e AI generativa

Questi strumenti non si limitano a fornire dati: generano contenuti, risposte personalizzate e dialoghi coerenti in tempo reale, simulando una conversazione umana. Questo spinge milioni di utenti in tutto il mondo a cercare informazioni in maniera diversa, più intuitiva e naturale, spostando l’interazione da una semplice ricerca a un vero e proprio dialogo cognitivo.

Nel contesto SEO, tutto ciò significa che le strategie basate su ranking, keyword density e SERP classica devono essere riviste. La visibilità non si gioca più solo nel posizionamento organico di una pagina, ma nella capacità di essere una fonte affidabile e accessibile per le AI. Chi produce contenuti online deve domandarsi non soltanto se sarà trovato su Google, ma se sarà "citato" da un chatbot, sintetizzato in una risposta o raccomandato da un assistente vocale. Per rimanere rilevanti, marketer e aziende devono comprendere questi cambiamenti e adattare la loro presenza digitale a questa nuova realtà fatta di interazioni intelligenti, conversazioni dinamiche e intelligenze artificiali sempre più sofisticate.

La ricerca non passa più solo da Google

Per oltre due decenni, Google è stato il punto di partenza quasi esclusivo per ogni tipo di ricerca online: informazioni, acquisti, notizie, tutorial. La SEO si è sviluppata attorno a questa centralità, affinando tecniche sempre più precise per scalare la SERP e conquistare l’ambita prima pagina. Purtroppo o per fortuna, negli ultimi anni, abbiamo assistito a una progressiva decentralizzazione della ricerca. L’utente moderno è sempre più multitasking, abituato a interagire con dispositivi diversi – smartphone, smart speaker, smartwatch – e a utilizzare strumenti intelligenti per ottenere risposte rapide e precise.

Chatbot come ChatGPT, assistenti vocali come Alexa, Siri o Google Assistant, e nuovi motori conversazionali come Perplexity AI rappresentano una nuova modalità di accesso all’informazione: più diretta, più personalizzata, più contestuale. In molti casi, questi strumenti generano una risposta così esaustiva da rendere superfluo il clic su un sito web. Questo cambiamento riduce il traffico diretto dai motori di ricerca e mette in crisi la SEO tradizionale basata sul CTR. Le aziende devono allora spostare il focus: non più solo apparire nei risultati, ma essere selezionati dalle AI come fonti affidabili, pertinenti, ben strutturate. La visibilità si conquista attraverso l’autorevolezza, la chiarezza del messaggio e la capacità di essere utili all’interno di una conversazione automatizzata ma centrata sull’utente.

SEO conversazionale e contenuti AI-friendly

Scrivere per le persone resta centrale, ma oggi più che mai bisogna scrivere anche per le intelligenze artificiali che interpretano, sintetizzano e ridistribuiscono i contenuti. Con l’affermarsi della SEO conversazionale, non si tratta più soltanto di ottimizzare testi per parole chiave isolate: il contenuto deve essere capace di rispondere a domande articolate, simulate come in un vero dialogo, e supportare l’AI nel fornire risposte coerenti, contestualizzate e personalizzate.

Un contenuto AI-friendly è molto più di un qualsiasi articolo ottimizzato. È un ecosistema di informazioni strutturato logicamente, pensato per anticipare i bisogni dell’utente lungo tutto il customer journey. Deve contenere segnali semantici chiari, un linguaggio naturale ma preciso, e una formattazione che faciliti l’interpretazione algoritmica: heading coerenti, bullet point, FAQ, sintesi iniziali, approfondimenti contestuali. È utile che il testo sia accompagnato da elementi multimediali, schemi, tabelle e dati strutturati che aiutino l’AI a comprendere e riassumere. Questo tipo di scrittura non aumenta solo la probabilità di essere "letti" dai modelli linguistici, ma anche quella di essere selezionati come fonti privilegiate per risposte, snippet o consigli automatici.

Nuovi segnali di rilevanza

I parametri di rilevanza SEO stanno vivendo una trasformazione profonda. La logica classica, centrata su fattori tecnici come link in ingresso, struttura delle URL e densità di parole chiave, è oggi affiancata – e in alcuni casi superata – da criteri legati all’utilizzo, alla qualità percepita del contenuto e alla coerenza con l’intento di ricerca. Le AI generative non si limitano a "leggere" un contenuto, ma cercano di valutarne l’importanza informativa e comunicativa attraverso segnali sempre più simili a quelli umani.

In questo nuovo contesto, la user experience gioca un ruolo determinante. Un contenuto disorganizzato, ambiguo o superficiale rischia di non essere considerato utile, sebbene tecnicamente ben posizionato. Conta la capacità del sito di mantenere alta l’attenzione dell’utente, di guidarlo nella lettura, di rispondere in modo diretto e pertinente alle sue domande. Le AI valutano anche elementi come autorevolezza dell’autore, precisione terminologica, e freschezza delle informazioni. In breve, la SEO moderna non è più solo un gioco tecnico, ma un esercizio di empatia digitale: capire chi legge, cosa cerca, come lo cerca – e rispondere con contenuti capaci di generare fiducia, utilità e soddisfazione immediata.

La keyword research nell’era AI

La keyword research, per anni uno degli strumenti cardine di ogni strategia SEO, è oggi messa alla prova da un ecosistema in cui il linguaggio naturale ha preso il sopravvento. Con l’intelligenza artificiale a mediare le conversazioni digitali, non basta più individuare le parole chiave a maggiore volume o con minore concorrenza: è necessario comprendere in profondità l’intento di ricerca, la semantica delle query e le relazioni tra gli argomenti. Le domande degli utenti diventano sempre più complesse, sfumate, contestuali – e l’analisi deve evolversi in base a questo.

Oggi la keyword research richiede un approccio sistemico: non basta più isolare singole parole chiave, ma è necessario tentare temi, intenti, correlazioni semantiche e domande frequenti che riflettono il linguaggio naturale degli utenti. L’uso dell’AI e di strumenti NLP consente di identificare cluster di significato, contesti d’uso e relazioni tra concetti, andando oltre le logiche tradizionali di volume e competizione. In questo scenario, molti professionisti iniziano giustamente a chiedersi come fare una Keyword Research davvero efficace in un ambiente dominato dall’intelligenza artificiale. È una domanda decisiva, che richiede un ripensamento del metodo e degli obiettivi della ricerca, e che apre la strada a nuove modalità di analisi e di progettazione dei contenuti.

Cosa devono fare aziende e marketer

Di fronte alla trasformazione profonda introdotta dall’intelligenza artificiale nel mondo della ricerca online, le aziende e i professionisti del marketing digitale devono compiere un vero e proprio salto di paradigma. Non si tratta solo di aggiornare tecniche o strumenti: serve un cambiamento culturale. È indispensabile adottare una mentalità aperta, sperimentale e orientata all’innovazione continua, capace di accogliere la complessità del nuovo scenario e di rispondere con flessibilità e visione strategica.

I modelli tradizionali, basati su logiche lineari, statiche e su cicli di ottimizzazione lunghi, stanno diventando sempre meno efficaci. La velocità con cui si evolvono le AI generative, i comportamenti degli utenti e gli stessi algoritmi dei motori di ricerca richiede un approccio più adattivo e iterativo. Le strategie digitali devono oggi tenere in considerazione l’intelligenza artificiale non come un canale a sé stante, ma come un elemento trasversale a tutta l’esperienza utente: dalla ricerca di informazioni alla conversione, dal servizio post-vendita alla fidelizzazione.

Questo implica investimenti mirati, tanto in tecnologia – come piattaforme di analisi avanzate, tool di generazione e ottimizzazione dei contenuti, CRM intelligenti – quanto in competenze umane. Formare i team sull’uso consapevole dell’AI, creare processi decisionali data-driven, promuovere una cultura del test & learn e rimuovere le barriere tra reparti (SEO, content, performance, IT, UX) diventa decisivo per costruire un’organizzazione capace di cogliere i segnali deboli del mercato e trasformarli in vantaggi competitivi.

Una strategia davvero efficace, in questo nuovo contesto, deve essere profondamente ibrida: basata sui dati ma ispirata dalla fantasia umana, guidata dalla tecnologia ma costruita sull’empatia, flessibile nei canali ma solida nei valori e nella narrazione del brand. È imprescindibile monitorare costantemente l’evoluzione degli strumenti AI, oltre che per capirne le potenzialità ma anche per valutare come vengono integrati nei touchpoint utilizzati dagli utenti: motori di ricerca con risposte generative (come Google SGE o Bing AI), chatbot embedded nei siti, assistenti vocali sempre più precisi e pervasivi.

Analizzare le nuove metriche di visibilità – come il posizionamento nelle risposte AI, la frequenza con cui si è citati in sintesi generative, il tasso di coinvolgimento nei flussi conversazionali – sarà presto tanto importante quanto monitorare ranking e CTR. Questo richiede anche una ridefinizione dei KPI e l’adozione di strumenti di osservazione più sofisticati, capaci di intercettare micro-segnali e insight nascosti nei comportamenti digitali.

Parallelamente, le aziende devono provare nuovi formati e linguaggi di content marketing: contenuti interattivi, esperienze personalizzate basate su intenti predittivi, risposte conversazionali integrate nei flussi di navigazione, e-commerce assistito da AI, video generativi e micro-copy ottimizzati per le AI. L’integrazione tra chatbot, CMS e analytics deve diventare nativa, affinché l’intera infrastruttura digitale capace di dialogare in tempo reale con l’utente e con i modelli che lo assistono.

Infine, la SEO si riconfigura come una disciplina trasversale e strategica: non più solo tecnica, ma sempre più vicina alla comunicazione, al brand positioning, alla progettazione dell’esperienza. Chi saprà leggere con lucidità i segnali del cambiamento – e tradurli in azioni tempestive, coerenti e intelligenti – non soltanto manterrà la propria visibilità, ma potrà rafforzare la relazione con il pubblico, generare valore reale e ottenere un vantaggio competitivo sostenibile in un panorama in continua e rapida evoluzione.












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