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In Breve

| 02 novembre 2010, 19:13

Il prof Franco Borruto lascia l’università di Verona. Ricomincerà da Monaco?

Membro di Eurogin, recentemente ha lasciato l'università di Verona e si è trasferito a Monaco. Lo abbiamo incontrato

Franco Borruto

Franco Borruto

Abbiamo incontrato il professor Franco Borruto, membro di Eurogin, di ritorno dal congresso mondiale Barcellona « Global Congress of Maternal and Infants Health Sept 23-26, 2010 » dove ha presentato i nuovi dati sul coinvolgimento del Papilloma Virus sul versante dell’ostetricia. Questo virus dunque è  implicato non solo nel cancro ma come agente determinante di aborti e parti prematuri.

Professor Borruto, recentemente Lei ha deciso di lasciare l’università di Verona. Quali sono le motivazioni ?

- Le motivazioni le ho scritte in una lettera pubblicata e che ho mandato al direttore del Corriere della Sera ( e che si può leggere qui www.corriere.it/Primo_Piano/Cultura/2010/07/24/pop_lettera39.shtml ) perchè ritengo che l’università italiana sia malata,che  non ci sia posto per il merito e venga  usata piuttosto  come posto per la vita da gente che invece all’università non ha alcun merito per rimanere. Credo che il ruolo del ricercatore debba essere a scadenza, come in Francia o Germania ed in tutti Paesi civili -

Quale è stata la spinta definitiva che l’ha portata a scegliere una soluzione così drastica e venire a Monaco? Non le è stato più possibile in Italia continuare a lavorare nell’ambito della ricerca?

- La ricerca  è  una vocazione ed una forma mentis. Nessuno può condizionare la mia capacità di ricerca e  io l’ho sempre fatta. Diciamo che avevo chiesto insistentemente all’università che fosse data una pratica applicazione a quelle che erano le mie capacità. L’università ha risposto in maniera per me deludente e di conseguenza e me ne sono andato -

Ed ha deciso di ricominciare dal Principato di Monaco.

- Ho deciso di dare tutto il mio tempo all’organizzazione per la quale ho lavorato in questi ultimi anni e che si chiama « Eurogin ». EUROGIN acronimo di European Research Organization Genital Intraepitelial Infection end neoplasia,
ha organizzato a monaco  dei congressi mondiali dove abbiamo portato, fra gli altri, il premio Nobel  professor  Harald Zur Hausen come  me membro di questa organizzazione presieduta autorevolmente da Joseph Monsonego . Personalmente ho lavorato anche con Treisser da quando lui è diventato primario del CHPG, insieme abbiamo  firmato dei lavori  di grande impact : non sull’oncologia ma sull’ostericia. Lavori pubblicati su riviste importanti e mondialmente riconosciute. Monaco  insomma era una tappa obbligata della mia vita
-

Cosa spera di poter realizzare qui a Monaco nell’ambito della ricerca ?

- Credo che a Monaco non si debbano offrire ricerche esageratamente sofisticate, che non sia necessario andare a parlare di ricerche di nicchia ma che si debba offrire alla popolazione il meglio che c’è attualmente sul mercato in termini di salute e prevenzione. . Penso che questo sia rispondere  adeguatamente alle esigenze di cui ha bisogno il Principato di Monaco.  E’ un bene che ci siano delle professionalità che diano ai cittadini quello che si aspettano: cure competenti, precise e puntuali -

Materia delle sue ricerche in particolare è lo studio sul vaccino contro il tumore al collo dell’utero. Ha delle novità?

- Dopo aver lavorato 40 anni con i migliori professori che esistono al mondo, compreso il premio Nobel prof Zur Hausen, mi sono reso conto che le battaglie dell’oncologia, nella prevenzione del tumore agli organi genitali femminili, si vincono non con la terapia ma con la prevenzione. Per la prima volta al mondo dopo il vaccino contro l’epatite, abbiamo un vaccino che è in grado di prevenire un tumore, solido, mortale che è quello del collo dell’utero. Su questo non si discute più. Abbiamo delle evidenze che sono assolutamente dimostrabili. Quel che bisogna fare è dare alle giovani donne – ma non solo, anche a quelle mature - la possibilità di accedere alla vaccinazione. Capisco che i costi non permettano la vaccinazione per tutti. Però innazitutto è necessario vaccinare le giovani generazioni e tenere presente che viviamo in un Paese nel quale 300/400 euro per la prevenzione oncologica non sono una grande somma. Se solo si pensa quanto costa fare una terapia per un tumore in atto

Ricordo un dato che è emerso chiaramente non più tardi di tre mesi fa a Montreal al congresso mondiale sull’HPV : ci sono 2 picchi pericolosi per l’infezione. Un picco nella giovane età ed un picco a 45/50 anni. A 50 anni oggi giorno, con il nuovo modo di vivere, ci sono donne che si rifanno un compagno, si rifanno una vita e rischiano molto, perchè le difese immunitarie dei 50 anni non sono quelle dei 20.

E’ bene ricordare che l’infezione da HPV non è una malattia. E’ la persistenza dell’infezione che può dare la malattia. Il compito è di formare ginecologi i quali abbiano una conoscenza della patologia del collo dell’utero. La vaccinazione va gestita da persone che conoscono il problema e che sanno che, integrata con il pap-test, è il sistema con cui si può arrivare alla stradicazione del tumore al collo dell’utero-

Sara Contestabile

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