Gli ingredienti ci sono tutti nella due giorni “rossa” che la collina che sovrasta Rauba Capeu sta vivendo con la Fête du Château.
Tante opportunità gastronomiche, molti libri e altrettante pubblicazioni, dibattiti, incontri, canti dal sapore un po’ datato e tanta, tanta gente: com’è sempre avvenuto alle feste della “gauche” ovunque si celebrino in Francia come in Italia o in Spagna. La gente ci va perché la pensa in quella maniera o perché sa che si divertirà con tanta musica, pasti a prezzo contenuto e i mille colori di una festa “di parte” che cerca di parlare alla gente con un linguaggio che, soprattutto ai più giovani, sembra sconosciuto.
A Nizza, quest’anno, alla Fête du Château c’è tanta Valle Roya, con i suoi problemi, i suoi punti fermi, la sua scommessa di sapersi trasformare da valle transfrontaliera a territorio nel quale l’umanità e la solidarietà hanno ancora un senso. Così gli abitanti della vallata hanno monopolizzato, con gli stand e con la presenza, la festa, ne hanno dato il senso, come si diceva un tempo, nel linguaggio della sinistra, “hanno indicato la linea”.
Poco più in basso, alle pendici della collina, il porto di Nizza, uno dei tanti porti che si affacciano sul Mediterraneo, quasi a ricordare che la parola solidarietà in quelle acque ha assunto un altro significato, che travalica le nazioni, che incontra le persone, che cerca di capire se ancora esiste un senso di umanità.
Le stesso domande che molti si pongono passeggiando tra gli stand della festa, ed è difficile dire quale risposta diano a questa domanda.