Il quadro francese è ancora transitorio: poggia sulla vasta sperimentazione nazionale iniziata nel 2021, più volte prorogata e tuttora priva di un esito definitivo. Il dato cruciale, oggi, è la proroga della continuità terapeutica per i pazienti già inclusi, estesa sino al 31 marzo 2026 con rimborso integrale da parte dell’Assurance Maladie. Si tratta di un’argine temporaneo per evitare interruzioni improvvise mentre il governo lavora a una cornice normativa più stabile.
Chi può accedere oggi
Il capitolo più spinoso riguarda i nuovi ingressi. Da marzo 2024 l’arruolamento è chiuso: non è più possibile entrare nel protocollo, che resta riservato a chi era stato già incluso prima di tale data. In termini pratici, un residente di Cannes che oggi necessiti di cannabis medica come ultima linea terapeutica non dispone di un varco formale di accesso. Le associazioni di pazienti della regione PACA denunciano da tempo questa strozzatura, soprattutto perché molte condizioni trattate non hanno alternative veramente efficaci o tollerabili.
Indicazioni cliniche e forme disponibili
Nel perimetro sperimentale, le indicazioni sono state limitate a un ventaglio ristretto di patologie: dolori neuropatici refrattari, epilessie farmacoresistenti, spasticità dolorosa nella sclerosi multipla, sintomi oncologici refrattari e alcune condizioni in cure palliative. Le forme farmaceutiche ammesse si riducono a preparazioni orali (oli e capsule) e prodotti per vaporizzazione; la combustione è esclusa in modo esplicito. Le combinazioni di THC e CBD vengono calibrate in rapporti differenti, secondo bisogni clinici e tollerabilità individuale.
L’iter sul territorio di Cannes
Per chi è già dentro il programma, il percorso è rigido e scandito. La prima prescrizione spetta a un medico ospedaliero con formazione dedicata; i richiami possono essere gestiti anche da medici territoriali che abbiano completato lo stesso iter formativo. La dispensazione avviene tramite farmacie ospedaliere o territoriali accreditate, con protocolli severi di tracciabilità e controllo documentale.
Nell’area cannese, i pazienti vengono spesso indirizzati verso poli della costa come Nizza o Antibes, dove è maggiore la disponibilità di specialisti e strutture. Questo comporta liste d’attesa, dilatazione dei tempi e spostamenti frequenti: un aggravio concreto per chi convive con dolore cronico o mobilità ridotta.
I problemi principali per i pazienti
Dalle testimonianze più recenti affiorano tre criticità strutturali:
Impossibilità per i nuovi pazienti di accedere alla terapia. Il blocco degli ingressi penalizza chi oggi matura un’indicazione potenzialmente utile, ma non ha titolo alla prescrizione.
Esiguo numero di medici formati nell’area. Il requisito obbligatorio di formazione specifica non è stato completato in modo capillare, lasciando una rete assistenziale disomogenea.
Fragilità dell’approvvigionamento. Nei picchi stagionali o a fronte di intoppi nelle importazioni, alcune farmacie segnalano ritardi e, talvolta, la necessità di adattare i dosaggi per indisponibilità temporanea del prodotto esatto prescritto.
A queste frizioni si somma una normativa instabile: la Francia non ha ancora definito un modello strutturale per l’uso medico della cannabis. Ne deriva incertezza nelle istituzioni sanitarie e precarietà percepita dai pazienti, che vivono il trattamento come un percorso provvisorio.
Un dibattito ancora aperto
Cannes, città dal profilo internazionale e fortemente turistica, non è estranea alla discussione. Associazioni di pazienti e alcune realtà civiche spingono per procedure più accessibili e per un rafforzamento degli specialisti sul territorio. In parallelo, l’uso ricreativo resta integralmente illegale e rigidamente vigilato, mentre cresce l’interesse verso prodotti di benessere e derivati consentiti, compreso l’universo ricadente sotto la definizione di cannabis legale.
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