Mancano poche ore alla fine del 2025 e, nonostante le ombre che questo anno lascia dietro di sé, una tradizione antica resiste ostinatamente, quasi fosse un talismano collettivo: il bacio sotto il vischio.
Al mercato dei fiori di Nizza, in Cours Saleya, i banchi brillano di rami verde-argento. Non c’è casa francese che, in questi giorni, non ne accolga almeno uno, come gesto di buon auspicio e promessa di serenità.
Il vischio, del resto, non è soltanto un ornamento. Le sue radici affondano nei rituali dei Celti, che lo consideravano una pianta sacra, capace di proteggere dalla sfortuna e di assicurare fertilità e prosperità.
Nel tempo, l’usanza del bacio è diventata simbolo di amore, riconciliazione, benevolenza reciproca: un gesto che inaugura l’anno con l’auspicio di legami più forti e di un futuro più clemente. Sotto una trave, sopra una porta o in mezzo al soggiorno, basta che il vischio sia lì, sospeso e beneaugurante, per rendere la mezzanotte un po’ più luminosa.
E forse mai come quest’anno abbiamo bisogno di questa piccola magia. Il 2025 scivola via con un carico pesante: guerre, attentati, crisi economica, inflazione, violenze, discriminazioni, razzismi. Una sequenza di ferite che rende incerta la nascita del 2026.
Ma proprio per questo il gesto semplice del bacio diventa quasi un atto di resistenza: un modo per dire che, nonostante tutto, desideriamo ancora credere in ciò che unisce più che in ciò che divide.
Così, mentre i fotografi di Montecarlonews si aggirano tra i banchi del mercato, catturando immagini di vischio e addobbi scintillanti, Nizza si prepara ad accogliere il nuovo anno con l’unica certezza concessa: quella di voler archiviare il 2025 senza rimpianti. E magari, allo scoccare della mezzanotte, lasciarsi sorprendere da un bacio che sappia rimettere in moto la speranza.
Buon 2026. Che sia, almeno un po’, migliore di ciò che lasciamo alle spalle.





























