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Altre notizie | 09 agosto 2017, 19:00

Come e perché Nizza diventò francese? Lo scrittore Casalino Pierluigi ci illumina su quel periodo storico

"Nizza sarebbe stata dimenticata da Napoleone III se l'opinione pubblica francese non avesse reclamato la Contea nizzarda e anche la Savoia non solo come contropartita all'intervento di Parigi a fianco di Torino contro l'Impero Austriaco nella seconda guerra di indipendenza, ma come irrinunciabile diritto nazionale, aldilà dell'evidente originalità ligure-provenzale di quelle terre."

Gli Accordi di Plombères furono stipulati verbalmente e segretamente tra Napoleone III e il Primo Ministro del Regno di Sardegna, Camillo Benso Conte di Cavour, il 21 luglio 1858. Fu in questa occasione che Cavour acconsentì a cedere la Contea di Nizza e la Savoia all'Impero Francese in cambio dell'aiuto di quest'ultimo nella Seconda Guerra d'Indipendenza. Il conflitto avrebbe liberato la Lombardia dagli austriaci e suscitato sentimenti rivoluzionari che avrebbero causato l'annessione da parte del Regno di Sardegna della Toscana, dei ducati di Parma e di Modena e della Romagna. Per questo motivo, Napoleone III decise poi di firmare l'armistizio con l'Impero Austriaco a Villafranca il 12 luglio 1859 senza proseguire nella liberazione del Veneto e del Friuli onde evitare l'unità politica italiana ed il crollo dell'influenza politica della Francia nella penisola; la fine del Regno Pontificio gli avrebbe anche inimicato il clero francese.

Gli Accordi di Plombères furono stipulati verbalmente e segretamente tra Napoleone III e il Primo Ministro del Regno di Sardegna, Camillo Benso Conte di Cavour, il 21 luglio 1858. Fu in questa occasione che Cavour acconsentì a cedere la Contea di Nizza e la Savoia all'Impero Francese in cambio dell'aiuto di quest'ultimo nella Seconda Guerra d'Indipendenza. Il conflitto avrebbe liberato la Lombardia dagli austriaci e suscitato sentimenti rivoluzionari che avrebbero causato l'annessione da parte del Regno di Sardegna della Toscana, dei ducati di Parma e di Modena e della Romagna. Per questo motivo, Napoleone III decise poi di firmare l'armistizio con l'Impero Austriaco a Villafranca il 12 luglio 1859 senza proseguire nella liberazione del Veneto e del Friuli onde evitare l'unità politica italiana ed il crollo dell'influenza politica della Francia nella penisola; la fine del Regno Pontificio gli avrebbe anche inimicato il clero francese.

"Prima di raggiungere Nizza proveniendo dalle valli e dal Paglione dopo tortuoso e squallido cammino si scorge da lontano il Colle di Montalbano, la rupe del Castello di Nizza. Si lasciano a destra di là del fiume della Badia di san Ponzio i ruderi dell'antica Cimella e a sinistra la strada di Genova e si resta ammirati nel vedere Nizza che si offre con il suo incanto al pellegrino. Così rappresenta le sensazioni del viaggiatore che appresta a fare il suo ingresso nella città di Nizza il celebre libro del 1838 dedicato all'Italia descritta e dipinta con le sue isole, edito a Torino.

L'opera ricorda i trascorsi storico-politici di Nizza, dal periodo in cui, contesa da Genova e Pisa, finì per parteggiare per quest'ultima prima di portarsi sotto il vessillo dei Savoia, dopo alterne vicende, come capitale delle nuove terre di Provenza, anche al fine di evitare l'invadenza francese. Lo scopo del libro è quello dunque di raccontare l'Italia geografica che ancora Italia politica non era e del tutto non sarebbe mai stata, un'Italia espressione geografica quindi per ricorrere alla frase di Metternich, discorso già affrontato da Clausewitz.

Ma lo spirito dell'Italia e delle sue comuni tradizioni dagli Stati Sardi agli altri piccoli stati governati per lo più da dinastie di origine straniera si coglie nell'intenzione dello scrittore di questa descrizione. E ciò a partire da Nizza (marittima) che il Piemonte Sabaudo aveva appena recuperato dall'occupazione francese a seguito delle decisioni del Congresso di Vienna, in aggiunta a quella gran parte di Liguria che era appartenuta a Genova. Una Liguria che anch'essa era stata definita entità geograficamente e politicamente inutile dagli inglesi fin dalla fine del XVIII secolo e per tale ragione assegnata ai Savoia dall'assise viennese. E Nizza, che con Perinaldo, ed Oneglia, era divenuta terra d'accoglienza di esuli sanremesi che tramavano contro la Superba nel Settecento e poi meta di patrioti di tutt'Italia si nel nome dei princìpi della Rivoluzione Francese che nel nome dell'idea nazionale che non mancava di accendersi nella Penisola da quel medesimo periodo storico.

Il lascito dei Savoia era così amato e invocato da quelle genti nizzarde che anche dopo la cessione alla Francia nel 1861 si manifestò con i vespri nizzardi del 1870-1871 un sentimento pressoché intatto di italianità, sentimento non solo difeso a spada tratta da Giuseppe Garibaldi. Gli studi del Vignoli e di altri hanno fatto giustizia dei dubbi che accompagnarono quell'evento doloroso, rendendo onore a quanti, sentendosi "stranieri in patria", rifiutarono di accogliere l'invito sabaudo a rinunciare alla fedeltà alla Casa Savoia per superiori ragioni di real-politik.

La bellezza della Nizza sabauda e gli investimenti che i Savoia fecero nei secoli per rendere questa città, il suo porto e il suo contado un fulgido gioiello del suo patrimonio non si possono cancellare. Ma a dire il vero il XIX secolo vide l'esplodere deille nazionalità e dei relativi nazionalismi con un processo che investirà tuttal'Europa e sarà reso più visibile dopo la Prima Guerra Mondiale. L'italianità che si sposò con il tentativo sabaudo di unirre l'Italia ebbe come contraccolpo il nazionalismo francese che a colpi di spada, per dirla con De Gaulle, aveva allargato progressivamente i confini originali della Francia.

Nizza sarebbe stata dimenticata da Napoleone III se l'opionone pubblica francese non avesse reclamato la Contea nizzarda e anche la Savoia non solo come contropartita all'intervento di Parigi a fianco di Torino contro l'Impero Austriaco nella Seconda Guerra di Indipendenza, ma come irrinunciabile diritto nazionale, aldilà dell'evidente originalità ligure-provenzale di quelle terre.

Il Professor Gandolfo ha avuto modo in diverse occasioni su Sanremonews di argomentare su quelle vicende e illuminare il lettore sulle luci e le ombre di un momento storico che appare tuttora controverso.

Casalino Pierluigi"

Redazione

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