È possibile acquistare limoni “du pays niçois” a Lione o a Rungis… in piena estate. Eppure, la raccolta degli agrumi della Côte d’Azur si concentra tra novembre e aprile. Da qui, i sospetti: da dove arrivano davvero questi frutti? Alcuni parlano apertamente di “mafia del limone”.
La piana del Var, tra Saint-Laurent-du-Var e La Gaude, è il cuore della produzione locale. I due principali attori del settore, Henri Garnier e Giuliano Marinelli, si contendono le terre e il mercato. L’uno vanta una produzione biologica di 120-150 tonnellate, l’altro 130 t. annue, con metodi intensivi e varietà ibride per allungare la stagione.

Ma le voci insistono: camion carichi di limoni provenienti dal Sud Italia arriverebbero di notte, etichettati come prodotti locali prima di ripartire verso i grandi mercati francesi.
Una “francisation” che moltiplicherebbe il valore dei frutti. “Tutti lo sanno, ma nessuno parla”, dice una fonte anonima. “È l’omertà, un sistema mafioso.”
Marinelli, spesso nel mirino delle accuse, si difende. “Sono solo gelosie”, ha confidato a Nice Matin. Imprenditore siciliano trapiantato in Francia, ex militare e uomo d'affari, assicura che la sua produzione è tracciata e controllata: “Se essere bravo vuol dire barare, allora sì, baro.”
Mentre la Chambre d’agriculture e la repressione delle frodi restano evasive, il nodo centrale è la mancanza di un marchio IGP per il limone di Nizza, a differenza di quello di Menton. Senza tracciabilità, diventa difficile distinguere tra il vero prodotto locale e quello importato.
Nel frattempo, il consumatore paga: fino a 10 euro al chilo per un limone dal profumo della Costa Azzurra… ma forse nato sotto il sole di Sicilia.















