Ci sono momenti, nei pomeriggi di novembre, in cui il cielo di Nizza sembra farsi d’inchiostro. Migliaia di storni, come pennellate mobili, oscurano per un istante la luce dorata del tramonto.
Si muovono insieme, in un’armonia misteriosa, disegnando onde, vortici, spirali sopra i palazzi della Promenade des Anglais. Poi, in un battito d’ali, scompaiono dietro un edificio, lasciando dietro di sé solo un fruscio e qualche malcapitato colpito da un improvviso “ricordo” alato.
È il segno inconfondibile che l’autunno è davvero arrivato sulla Costa Azzurra. Come scriveva Giosuè Carducci in San Martino, “tra le rossastre nubi, stormi d’uccelli neri, com’esuli pensieri, nel vespero migrar”.
La natura rinnova il suo rito, e l’uomo, spettatore di questa coreografia aerea, ritrova nei versi del poeta il ritmo del tempo che passa.
Gli “uccelli neri” di Carducci tornano così a parlare anche a noi, sospesi tra la malinconia e la bellezza del mutare delle stagioni. E mentre gli stormi si dissolvono nel cielo della sera, resta quella sensazione antica di un ciclo che si compie, ogni anno, uguale e diverso, ricordandoci che l’autunno non è solo una stagione, ma un pensiero che vola.

















