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Nizza | 15 dicembre 2025, 19:00

Olive, annata nera: crolla del 99% la produzione nel Pays Grassois

La cooperativa di Saint-Cézaire passa da 360 a 3,6 tonnellate. Il caldo estremo di giugno brucia le fioriture e mette in crisi tutta la filiera dell’olio

Olive, annata nera: crolla del 99% la produzione nel Pays Grassois

La stagione olivicola nel Pays Grassois si annuncia disastrosa. Alla cooperativa di Saint-Cézaire-sur-Siagne, cuore della produzione locale, il raccolto 2025 è crollato del 99%: dalle 360 tonnellate del 2024 si è precipitati alle 3,6 tonnellate di quest’anno.

Un tracollo che non riguarda solo l’entroterra grassois: lo stesso scenario si ripete in tutto il dipartimento e anche nel vicino Var, dove molti produttori hanno registrato una resa appena mediocre.

A provocare la crisi sono state le temperature estreme di inizio giugno, che hanno colpito i frutteti nel momento più delicato della fioritura.

«Il calore brucia il fiore, e un fiore secco non può dar vita all’oliva», spiega Gérard Baussy, olivicoltore di Spéracèdes da cinque generazioni. Con le fioriture compromesse, anche gli insetti impollinatori, privati del nettare, hanno abbandonato gli oliveti, peggiorando ulteriormente la situazione.

«Quest’anno non abbiamo praticamente raccolto nulla», commenta amareggiato Jean-Pierre Francti, presidente della cooperativa di Saint-Cézaire, dove il frantoio è rimasto operativo appena un mese e mezzo.

Condizioni analoghe sono state registrate a Spéracèdes e in tutto il dipartimento, conferma Françoise Camatte, referente del Syndicat Interprofessionnel de l’Olive de Nice. «La situazione è allarmante per produttori, frantoiani e per l’intera economia locale», sottolinea.

Il crollo della produzione non colpisce infatti solo gli agricoltori, ma anche trasformatori, commercianti, ristoratori e artigiani che valorizzano l’olio d’oliva nelle loro ricette e creazioni.

Il settore, già duramente provato in passato da gelate, malattie e tempeste, si trova ora a fronteggiare una nuova sfida: l’impatto crescente del cambiamento climatico, con siccità più frequenti e più intense.

«Anni difficili ci sono già stati, ma non possiamo permetterci che questa situazione diventi la norma», avverte Baussy.

Nel comparto si apre dunque il dibattito: serve ripensare le tecniche colturali? Introdurre varietà più resistenti? Investire su un’irrigazione mirata? Le domande restano aperte mentre l’urgenza cresce.

Per ora, agli olivicoltori non resta che sperare: che la prossima stagione conceda una tregua e che l’“oro verde” possa tornare a scorrere nei frantoi e sulle tavole della Côte d’Azur.


Beppe Tassone

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