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Ambiente | 15 gennaio 2023, 07:00

Allarme alga rossa: non ci facciamo mancare proprio nulla!

La Lophocladia lallemandii, originaria del mar Rosso e dell’Oceano Indiano, individuata nel Var. Si tratta di una specie invasiva in grado di colonizzare la maggior parte dei tipi di substrato e di interrompere la naturale evoluzione degli ecosistemi locali

Alga rossa (foto tratta dal sito del Parco Nazionale Port-Cros)

Alga rossa (foto tratta dal sito del Parco Nazionale Port-Cros)

E’ allarme per la diffusione dell’alga rossa individuata per la prima volta al largo di Port-Cros, nel Parco Nazionale marino che si trova nel Dipartimento del Var.

La Lophocladia lallemandii è originaria del Mar Rosso ed inserita nella lista nera delle specie marine invasive da parte dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

 

 

Non si tratta di una scoperta da poco: è stata effettuata da scienziati ed addetti del parco che si erano immersi per seguire l’evoluzione della Pinna Nobilis, comunemente nota come nacchera, il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo.

In quell’occasione sono comparse davanti ai loro occhi, tra i 3 e gli 8 metri di profondità, estensioni di “alga rossa”, un’alga filamentosa originaria del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano.

La sua presenza nel Mare Mediterraneo è un altro effetto del riscaldamento delle acque che spingono verso Nord specie tropicali che entrano nel Mare Nostrum attraverso il Canale di Suez o utilizzando quale vettore le chiglie delle grandi navi.

Si tratta di una specie invasiva, segnalata al massimo nel bacino meridionale del Mediterraneo, ora è giunta in prossimità delle coste francesi e che rischia di creare grossi problemi.

L’alga è in grado di colonizzare la maggior parte dei tipi di substrato e di interrompere la naturale evoluzione degli ecosistemi locali.

In una nota del Parco Nazionale Port Cros si legge che la Lophocladia lallemandii “produce molecole tossiche che la proteggono dalla predazione e il suo sviluppo in un tappeto può diventare così denso da causare danni significativi, soprattutto nelle praterie di Posidonia”.
Gli scienziati sono ora al lavoro per valutare l'entità del suo insediamento e per comprendere le conseguenze dell'arrivo di questa specie sul territorio.





Beppe Tassone

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