In un comunicato, il procuratore generale di Monaco ha ripercorso la genesi di questa vicenda, iniziata nel novembre 2021 con un'indagine preliminare. Basandosi su "elementi raccolti all'estero" e su una "denuncia della Procura Nazionale Finanziaria francese", la Procura Generale ha infine aperto nel luglio 2023 un'inchiesta giudiziaria per reati di traffico di influenze (attivo e passivo), interesse illecito, corruzione attiva di un pubblico ufficiale nazionale, corruzione passiva di un pubblico ufficiale nazionale e riciclaggio dei proventi di un reato, per fatti commessi a partire dal 2016.
"I giudici istruttori e la direzione della sicurezza pubblica hanno quindi potuto ordinare e condurre molteplici indagini, perquisizioni e perizie, e hanno inviato nuove richieste di assistenza giudiziaria internazionale, alcune delle quali sono ancora in corso. Essendo emersi nuovi fatti, la Procura Generale ha, con un atto d'accusa suppletivo del 17 giugno, completato l'azione dei giudici con le qualificazioni criminali di traffico di influenze (attivo e passivo) in banda organizzata, interesse illecito in banda organizzata, corruzione passiva di un pubblico ufficiale nazionale e corruzione attiva di un pubblico ufficiale nazionale in banda organizzata."
Sette audizioni in due giorni e il rifiuto della custodia cautelare
È "in questo contesto, e sotto l'autorità dei giudici istruttori", che "la divisione di polizia giudiziaria della sicurezza pubblica ha posto Didier Linotte, ex presidente del Tribunale Supremo, in custodia cautelare il 23 giugno ai fini di audizioni". Dopo sette audizioni che hanno richiesto due proroghe della sua custodia cautelare, i giudici hanno presentato l'interessato, che è stato incriminato oggi per i capi di interesse illecito in banda organizzata, corruzione passiva di un pubblico ufficiale nazionale in banda organizzata, traffico di influenze passivo in banda organizzata e riciclaggio dei proventi di un reato, per fatti commessi a Monaco e in Francia dal 25 novembre 2011 al 13 luglio 2023.
"Considerata la gravità dei fatti", precisa il procuratore generale, e "la necessità di conservare le prove o gli indizi materiali, di impedire pressioni su testimoni o vittime, o una concertazione fraudolenta con co-autori o complici, di evitare una fuga dell'interessato e di porre fine al turbamento dell'ordine pubblico causato da fatti di particolare gravità, la Procura Generale ha richiesto la sua custodia cautelare". Tuttavia, i giudici istruttori hanno deciso di porlo sotto controllo giudiziario con divieto di lasciare il Principato e di incontrare più di venticinque persone.














