Trovare un alloggio a Nizza nel 2025 è diventato un percorso a ostacoli, soprattutto per gli studenti.
La città, tra le più attrattive della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur, concentra da sola un terzo delle richieste di alloggi universitari, ma l’offerta non riesce a tenere il passo con la domanda.
Secondo uno studio di LocService.fr, i monolocali rappresentano il 65% delle ricerche nella regione, ma sul mercato nizzardo sono ormai rari e costosi: l’affitto medio per un T1 si aggira attorno ai 675 euro, ben al di sopra dei 558 euro richiesti a Marsiglia. Per molti studenti, cambiare casa o trovarne una nuova a un prezzo accessibile è diventata una missione quasi impossibile.
Il mercato immobiliare locale non offre spiragli. Nizza è una delle poche città francesi dove i prezzi non hanno registrato ribassi.
La scarsità di terreni edificabili, la fine del programma Pinel, i vincoli sugli immobili a bassa efficienza energetica e la concorrenza degli affitti turistici, soprattutto Airbnb, hanno contribuito ad aggravare la crisi.
Non sorprende che il “punteggio di tensione” calcolato da LocService sia schizzato a 7,5, più del doppio rispetto al 2024.
Il comune prova a correre ai ripari con il programma degli “affitti misti”, che consente ai proprietari di destinare gli alloggi agli studenti durante l’anno accademico e ai turisti nei mesi estivi.
Dal 2021, questa misura ha permesso di mettere a disposizione oltre cento appartamenti, equivalenti a una residenza studentesca. Una boccata d’ossigeno, ma insufficiente a coprire le esigenze crescenti.
Per chi cerca casa, il consiglio degli esperti è di anticipare i tempi: muoversi già a giugno, anche a costo di pagare qualche mese di affitto in più, preparare subito la documentazione necessaria e dotarsi di un garante o della garanzia Visale.
Intanto, le truffe si moltiplicano: offerte troppo vantaggiose e richieste di denaro prima della visita sono campanelli d’allarme da non ignorare.
In un mercato saturo e costoso, la pazienza resta l’unica moneta che gli studenti possono spendere, in attesa che il sistema trovi risposte strutturali a una crisi che sembra destinata a durare.














