- Ho inziato a lavorare per La Stampa quando è mancato mio papà. Avevo 17 anni, all'epoca facevo gare di nuoto. E mi chiesero "Vuoi mica venire a lavorare alla Stampa"? Ero un ragazzino e ho accettato subito - Ci parla dei suoi inizi di carriera, Cristiano Chiavegato, mitico giornalista sportivo di Torino, de La Stampa e oggi collaboratore del Messaggero.
Lo conosciamo qui a Montecarlo, in questo 70° Grand Prix. I colleghi più giovani lo chiamano "il decano", seguono da anni la Formula Uno tutti insieme. Sono una bella squadra e anche se Chiavegato è il più anziano, tiene testa agli altri sgallettati (come Delfino, Mancini o Mensurati) che gli fanno non pochi scherzi da camerata. Ma non vi raccontiamo quali.
Nel piccolo Principato copriamo che la Formula Uno è anche questo: nel dietro le quinte emerge un "garnde famiglia" fatta di storie, ricordi, esperienze condivise tra team, giornalisti, piloti. Qui non c'è solo la fredda cronanca, punteggi, giri. C'è la vita di chi ha fatto del mondo della F1 la propria casa.
- Per i primi 6 mesi ho fatto il fattorino - prosegue il decano - facevo il fattorino a Giulio de Benedetti, in bicicletta. Mi stavo diplomando e scrivevo biografie di persone che stavano per morire. Poi passai ad accuparmi degli spettacoli e mi ricordo le interviste a Françoise Hardy, Sylvie Vartan, Hallyday... -
E come sei approdato alla Formula Uno?
- Mi chiamò la Gazzetta dello Sport per una collaborazione da Torino. Il capo dello sport de La Stampa, vide che avevo tante notizie di sport. E sono passato ad occuparmene anche per La Stampa. I miei primi servizi furono sui giochi Olimpici, l'automobilismo venne in seguito, ricordo le prime gare di endurance ed i Rally, era il periodo della Lancia -
Il tuo primo Gran Premio di Montecarlo, lo ricordi?
- Nel '71 vidi la mia prima gara di Formula 1 a Montecarlo, vinse Jackie Stewart. Mi appassionai. Nel '72, l'anno dopo, ero con l'inviato "giornalista titolare" del GP. Lui stava all'Hotel de Paris io in una pensioncina di Ventimgila o Bordighera. Lo seguivo. E quell'anno mi mandò in pista, dietro le reti. Pioveva quel giorno, che dio la mandava. Ogni volta che passava una macchina, mi spruzzava in faccia l'acqua. Lo ricorderò per sempre. Vinse Beltoise, con la BRM -
E poi l'escalation: dal 1977 Chiavegato, con La Stampa, seguirà tutti i Grand Prix. Il Montecarlo che lo ha più colpito è quello dell'anno 1984.
- Perchè c'era Senna con la Toleman. Era un team piccolo, con pochi mezzi, che seguiva Prost che era in testa. Il direttore di gara era il belga Jacky Ickx. Pioveva e al 31° giro Prost faceva il segno di interrompere la corsa. Senna però stava compiendo il miracolo di un grande recupero di 2/3 secondi al giro. Quando fu interrotta la gara, Senna era furioso. E qui ebbe inizio la storica rivalità tra i due, tra lettere alla federazione, minacce di rititi, polemiche... -
Chiavegato ha vissuto i 21 anni della Ferrari senza titoli. Fino al 2000, quando Schumi, rompe l'astinenza Ferrari.
- Monaco è una bella palestra per i piloti. Chi guida bene a Monaco, dimostra di avere talento, feeling con la macchina e anche classe. Penso a Ceccotto che ha vinto il GP2, è la prima gara che vince. Il circuito di Montecarlo ha fatto emergere molti piloti. Gente come Maldonado e ha fatto risorgere un po' Massa. Qui emerge il plota-
Il GP di Monaco come è cambiato negli anni?
- E' sempre stato un GP particolare per la sua natura. Bisogna dire che nel Principato hanno lavorato sempre benissimo. Per gli incidenti, a Monaco, hanno fatto un lavoro per la sicurezza straordinario. Questa è una corsa che piace alla gente. E a Montecarlo vincono sempre i campioni del mondo -














