Nel vocabolario del nostro tempo, poche parole sono pronunciate con tanta frequenza e con altrettanta leggerezza quanto “pace”.
Oggi, domenica di Pasqua, simbolo per eccellenza della rinascita e della speranza, essa risuona ovunque: nei discorsi ufficiali, nei post social, negli auguri di circostanza. Ma più si ripete, più pare svuotarsi. Più se ne parla, meno sembra pesare.
Eppure mai come oggi ne avremmo bisogno. Perché la pace non è solo assenza di guerra, ma anche silenzio interiore, riconciliazione con sé stessi e con gli altri, sforzo quotidiano di comprensione. È un obiettivo, non un automatismo. E come ogni traguardo alto, richiede fatica, scelte, coerenza.
Il mondo che ci circonda ne offre il tragico controcanto. Le guerre si moltiplicano, alcune vicine, dolorosamente vicine: l’Ucraina, la Palestina e con esse si moltiplicano morte, distruzione, disperazione.
Intanto la Terra si ribella a decenni di disattenzione e avidità; il clima cambia, i ghiacciai si sciolgono, le acque si alzano. La scienza avanza, ma c'è chi la osteggia, per ignoranza o convenienza. E mentre tutto questo accade, noi, figli di un'epoca fragile, sembriamo oscillare tra il cinismo e l’indifferenza.
Abbiamo alle spalle anni di pandemia, di isolamento, di crisi economiche e migrazioni imponenti. E oggi, proprio oggi, in questa domenica che dovrebbe essere luce dopo il buio, siamo ancora qui a chiederci se la pace sia una chimera o una possibilità.
In Costa Azzurra, come altrove, le città brulicano di turisti, i ristoranti sono pieni, il sole accarezza le piazze: sembra quasi un altro mondo, lontano anni luce da quello delle bombe e delle barche sovraccariche in mare aperto. Ma questo contrasto, più che conforto, dovrebbe essere monito.
Pasqua è resurrezione. Ed è da lì che dobbiamo ripartire: da una pace che non sia solo parola ma gesto, azione, impegno.
Una pace che inizi dentro di noi, nel modo in cui guardiamo l’altro, nel rispetto per chi fugge, per chi lotta, per chi non ha voce. Per chi resiste alla tentazione di voltarsi dall’altra parte.
A tutti loro, e a chi sceglie ogni giorno la strada più difficile, quella dell’empatia, del dialogo, del rispetto, auguriamo una Pasqua vera. Una Pasqua che non ignori il dolore, ma lo attraversi per trasformarlo. Una Pasqua di pace, come la intendeva il Dalai Lama: “Laddove l’ignoranza è la nostra padrona, non c’è possibilità di vera pace.”
Che allora la conoscenza ci liberi, la coscienza ci guidi e la speranza ci accompagni. Buona Pasqua.