A pochi giorni dalla visita ufficiale del presidente francese Emmanuel Macron nel Principato di Monaco, una notizia rischia di compromettere l’agenda diplomatica e l’immagine internazionale della piccola ma potente enclave mediterranea. Secondo quanto rivelato dalla testata francese La Lettre, la Commissione europea sarebbe pronta a inserire Monaco nella lista delle giurisdizioni extracomunitarie “ad alto rischio”, a causa di carenze nel contrasto al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
Si tratterebbe di una decisione quasi automatica, in linea con la prassi europea, quando un paese figura nella cosiddetta “lista grigia” del GAFI, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale. Monaco è presente in questa lista dal giugno 2024, e il mancato allineamento agli standard internazionali potrebbe costare caro alla sua credibilità finanziaria.
Chiappori smentisce: “Supposizioni”
“Si tratta di supposizioni”, ha reagito duramente il consigliere di governo-Ministro delle Finanze e dell’Economia Pierre-André Chiappori, intervenendo mercoledì sera al Monte-Carlo Bay durante la presentazione dei risultati annuali del settore finanziario. “I rapporti ricevuti, anche dall’OCSE, ci considerano degli ottimi studenti”, ha insistito, minimizzando l’impatto di un’eventuale iscrizione alla lista nera europea come semplice conseguenza della presenza nella lista grigia del GAFI.
Il ministro ha anche auspicato una revoca altrettanto automatica da parte di Bruxelles, nel caso in cui la Principauté dovesse uscire dalla lista del GAFI, come previsto entro il 2026.
Un paragone imbarazzante
Se confermata, la notizia collocherebbe Monaco accanto a paesi come la Corea del Nord, l’Afghanistan o il Panama. Un accostamento tanto scomodo quanto dannoso per una nazione che ha sempre fatto del suo ecosistema finanziario un punto di forza. Secondo le fonti di La Lettre, nonostante le riforme legislative, Monaco presenterebbe ancora “insufficienze strategiche” nella sua architettura antiriciclaggio.
Critiche anche interne
Già a fine maggio, il Consiglio nazionale di Monaco aveva espresso preoccupazione per la lentezza con cui il governo sta implementando alcune misure chiave. “Ci mancano ancora strumenti concreti, come guide pratiche o leggi fondamentali bloccate da anni”, ha dichiarato il presidente Thomas Brezzo. Le critiche arrivano in un contesto delicato: pochi giorni dopo si è aperto un processo mediatico contro ex membri delle forze dell’ordine monegasche per presunti casi di corruzione e traffico di influenze.
Ottimismo dal Palazzo
Nonostante tutto, il Principe Alberto II resta fiducioso. In un’intervista di maggio alla stampa locale, ha dichiarato: “L’impatto finora è limitato. I settori fondamentali della nostra economia restano solidi. I rapporti ricevuti dicono che siamo sulla buona strada”.
Ma il conto alla rovescia è iniziato. Bruxelles potrebbe comunicare ufficialmente la sua decisione già nei prossimi giorni, proprio mentre il presidente Macron calcherà il suolo monegasco. Un tempismo che non potrebbe essere più delicato.














