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Altre notizie | 19 febbraio 2017, 14:44

A Nizza sto vivendo un carnevale “blindato”: ne vale la pena?

Sono passato sotto i rilevatori di metallo, mi hanno controllato il vestito, ho svuotato le tasche

A Nizza sto vivendo un carnevale “blindato”: ne vale la pena?

A Nizza sto vivendo un carnevale “blindato”: nulla di straordinario, in questi momenti difficili, nei quali l’incubo del terrorismo determina la nostra vita.

Sono passato sotto i rilevatori di metallo, mi hanno controllato il vestito, ho svuotato le tasche.

Centinaia di poliziotti lavorano per la tranquillità e la sicurezza di chi, come me, sta entrando in un’area per vedere dei carri sfilare.

La domanda che mi sono fatto è:” Ma ne vale la pena?”.

Merita davvero spendere dei soldi, impegnare delle risorse umane, trasformare una città in un bunker, controllare le persone una per una meticolosamente, il tutto per assistere a due ore di parate, veder sfilare dei grossi carri con delle enormi figure, ascoltare della musica e vedere tante persone in maschera?

Me lo sono chiesto e ho dato la risposta più sincera: sì, ne vale la pena.

Per diverse ragioni: la prima perché non la si può, né la si deve dare vinta a chi cerca di determinare la nostra vita, violentare le nostre abitudini, mettere in discussione le tradizioni e i modi di vivere che ci caratterizzano.

Già questa sarebbe una risposta tale da chiudere il discorso.

Ma negli occhi e nella mente mi sono apparse memorie storiche che si sono salvate dalle intemperie e dal trascorrere dei secoli e dei millenni, che una mano ha distrutto con la dinamite.

Mi sono tornati alla mente luoghi nei quali sono stato e che ora non ci sono più o sono stati distrutti per buona parte.

Ho rivisto l’Est della Turchia, che attraversai con il camper e che viene quasi quotidianamente messa a ferro e fuoco.

Vedo ogni giorno una panchina, sulla Promenade, davanti alla quale è stata uccisa una ragazza, poco distante, a Natale, un abete ricordava la morte di un’altra ragazzina.

Allora la risposta diventa ancora più forte.

Ne vale la pena: la nostra cultura, le nostre tradizioni sono vive e fanno parte delle nostre radici.

E le radici non si estirpano senza distruggere l’albero.

Credo che queste radici, oltre tutto, costituiscano la linfa vitale del turismo, di una delle fonti di ricchezza (non solo materiale) del continente in cui viviamo.

Allora “meritano” i poliziotti con il mitra, i controlli, qualche momento di attesa in più.

Meritano perché non difendono una sfilata, difendono la nostra idea di vita, di libertà, di dignità.

E a tutto questo non intendo rinunciare!

 

Beppe Tassone

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