Continua fino al 30 settembre la mostra 'Taba Naba' presso il Museo Oceanografico del Principato di Monaco. Il tema 'Australia, Oceania, Arti dei Popoli del Mare' racconta come le popolazioni del Continente Nuovissimo sentono ed esprimono il loro rapporto con l'oceano e si sviluppa in tre parti. Può trattarsi di oggetti d'uso comune, all'interno delle sale del Museo: remi di legno finemente lavorati e decorati e collane di conchiglie colorate; o pregiate opere di dot painting; oppure sculture appositamente realizzate da artisti aborigeni, che accolgono i visitatori all'arrivo sulla rocca, dove sorge il Tempio del Mare. La mostra racchiude un sapere millenario, il quale è anche legge di vita quotidiana, ed è volta alla sensibilizzazione sui pericoli dell'inquinamento delle acque ed alla promozione sociale e culturale dei popoli nativi. 'Taba Naba' deriva da una filastrocca tradizionale, che evoca i piaceri della pesca sugli scogli.
Per grandi e piccini l'attrazione principale del Museo è costituita sicuramente dagli squali, che convivono con la tartaruga embricata, e da qui comincia la passeggiata negli acquari. Da un lato si esplora il Mediterraneo con i suoi abitanti: circa 100 specie di pesci ed oltre 200 varietà di invertebrati, come il polpo, le uova di squalo gattuccio, le meduse, un esempio di allevamento di ostriche, il rombo e l'anemone denominata pomodoro di mare. Dall'altro si può fare un tuffo nei Tropici in compagnia dei pesci pagliaccio nati in cattività. L'acquario di 450mila litri ricrea l'ecosistema della barriera corallina: un meraviglioso spettacolo di forme e colori, che include la tridacna gigante (il più grande mollusco bivalve esistente), i nautilus ed il cavalluccio marino. Le acque dolci del Rio delle Amazzoni e del Sud America sono frequentate dai piranha. Al termine del percorso, nella vasca delle carezze un incontro ravvicinato con gli squali regala una bella emozione e serve a sfatare i pregiudizi nei confronti di questi signori dei mari.
Al primo piano il turista è introdotto nel Cabinet de curiosités 'Oceanomania', un'istallazione permanente realizzata nel 2011 dall'artista statunitense Mark Dion, attingendo dalle collezioni del Museo. Connubio riuscito tra arte e scienza, si dispone su un'intera parete di 180 mq e nei centenari mobili da biblioteca e nelle vetrine custodisce preziose rarità del mondo marino. La natura si trova a sinistra, le invenzioni dell'uomo a destra. Si contano: un orso bianco della Groenlandia imbalsamato; modelli navali; equipaggiamento di bordo con le etichette minuziosamente scritte a mano; quadri, libri antichi e illustrazioni; gioielli di madreperla e corallo; e due scafandri da palombaro con tanto di pesi di zavorra. Spicca quello inventato dal tedesco Klingert, che nel 1797 rimase parecchi minuti ad una profondità di 12 metri. Ha l'elmo di rame con due oblò e due tubi per l'aria (l'uno di andata per l'aria pura e l'altro di ritorno per quella viziata) e la muta di cuoio. Un'ultima curiosità: la 'tartaruga' dell'americano Bushnell, il primo sottomarino datato 1776.
L'emblema della 'Sala della Balena' è lo scheletro di balenottera comune appeso al soffitto insieme a quelli di 13 cetacei. Il Principato di Monaco condivide con Francia e Italia il Santuario Pelagos per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, dove dimorano ben 8 specie grazie all'abbondanza di cibo. La balenottera comune è il secondo cetaceo più grande del mondo. Questo scheletro misura più di 18 metri e pesa 2,8 tonnellate. A fluttuare nell'aria, poi, ci sono le 163 ossa del capodoglio per un totale di 8 metri ed un narvalo maschio dell'Artico, distinguibile dal lungo dente a spirale. La 'Sala della Balena' presenta un'originale ed interattiva esposizione dedicata agli squali, che fa leva sulle sensazioni del pubblico per invogliarlo alla loro conoscenza e tutela. Interessanti i fossili, simpatica la galleria dei sorrisi con le mascelle dei predatori. In quest'ala del Museo, infine, si ammira la collezione di Storia Naturale, che annovera conchiglie di nautilus, uova di razza dal mare di Cap d'Ail e la pianta acquatica più antica (9mila anni!) dal largo di Napoli.
La collezione di Storia Naturale si deve al Principe Alberto I di Monaco (1848-1922), fondatore nel 1910 del Museo, che occupa una superficie di 6.500 mq. La figura del Principe dei Mari, pioniere dell'oceanografia moderna, è leggendaria e l'insegnamento più importante lasciato ai posteri è quello di amare, conoscere e proteggere gli oceani. Nel trentennio dal 1885 al 1915 condusse 28 campagne su navi (Hirondelle I e II e Princesse Alice I e II) sempre più perfezionate per la raccolta e lo studio degli esseri viventi nei fondali. Solcò il Mediterraneo, si spinse sino alle Azzorre nell'Atlantico ed all'isola di Spitzberg nell'Artico. A bordo salirono naturalisti e pittori, questi ultimi voluti dal Sovrano per completare con le illustrazioni l'inventario degli animali e vegetali marini. I colori brillanti, infatti, andarono irrimediabilmente perduti a causa delle potenti soluzioni per la conservazione degli organismi.
La 'Sala Alberto I' celebra le sue avventure e scoperte. Nella stanza giganteggia la riproduzione a grandezza naturale di un capodoglio, perché durante le spedizioni del Principe Navigatore dallo stomaco di tale cetaceo si individuarono nuove specie abissali. In occasione della mostra 'Taba Naba' la testa è stata dipinta con motivi aborigeni. Per catturare i mammiferi marini a scopi scientifici il Sovrano fece costruire una baleniera sul modello di quelle utilizzate nell'arcipelago delle Azzorre. L'imbarcazione oggi si può vedere nella 'Sala Alberto I', che inoltre ospita alcune particolarità: le incisioni artistiche sulla mascella inferiore di una pseudorca con 10 denti per lato ed il ritratto di Martha Washington inciso sul dente di un capodoglio. La giornata al Museo Oceanografico può concludersi sulla terrazza panoramica e per tutta la famiglia rappresenta certamente un'esperienza da vivere!



































